Jesi-Fabriano

Dalla Nigeria a Montecarotto con amore, la favola di Jeffery prosegue (VIDEO)

La fuga dai terroristi di Boko Haram, l'arrivo in Italia su un barcone, il riconoscimento dello status di rifugiato politico. Nella sua "Fattoria di Campagna", premiata nel 2018 con l'Oscar Green di Coldiretti per le idee innovative in agricoltura, è stato inaugurato un nuovo Museo della civiltà contadina

MONTECAROTTO- La fuga dai terroristi di Boko Haram nel 2015, l’arrivo in Italia su un barcone, dalla Nigeria passando per la Libia, il riconoscimento dello status di rifugiato politico. E poi, ancora, a Montecarotto, l’incontro fortuito con la famiglia Gasparini, con Enrico (che oggi chiama ‘babbo’) e con sua moglie Lucia che nella cittadina marchigiana gestisce una tabaccheria e che – parlando bene l’inglese – ne ascolta per la prima volta la storia.

L’incontro, dunque, con due persone in gamba che gli offrono un tetto e la possibilità di realizzare il suo sogno: costruire in un vecchio casale di campagna abbandonato, un tempo sede di un allevamento di cani da caccia, una fattoria didattica modello, con centinaia di animali da cortile autoctoni e di razze esotiche provenienti da tutto il mondo. Tacchini, maiali, coniglietti, caprette, pony, alpaca, emu, struzzi, lumache africane…. Una vera e propria arca di Noè, visitata ogni anno da tantissime scuole e migliaia di bambini, che è stata premiata nel 2018 con premiata da Coldiretti Giovani Impresa con l’Oscar Green per la categoria “Noi per il sociale”.

33 anni, nigeriano, una laurea in scienze politiche nel suo paese di origine, Jeffery Eromosele Osoiwanlan è il fondatore della “Fattoria di Campagna” di Montecarotto, ed è un esempio di una integrazione e speranza. «L’italia è un paese che ti offre grandi opportunità, se hai un’idea», racconta il giovane con un sorriso timido, gli stivali di gomma ai piedi, le mani nel secchio del mangime mentre nutre i suoi adorati animali. «La natura e gli animali sono la mia passione. Ho deciso di mettere a frutto questo mio amore, mostrando ai bambini la bellezza di questa campagna meravigliosa».

Jeffery Eromosele Osoiwanlan e i suoi animali

Oggi alla Fattoria di Campagna non ci sono solo bambini, ma i big della regione e le autorità del luogo. C’è anche un connazionale di Jeffery, il suo nome è Good Luck, richiedente asilo di 28 anni, vive ad Agugliano e per l’occasione si è messo anche lui gli stivaloni di gomma per dare una mano. Tutti qui a festeggiare un nuovo traguardo fortemente voluto dal nigeriano: l’inaugurazione di un museo della civiltà contadina, con un centinaio di cimeli antichi in larga parte messi a disposizione da Mario Quagliani, restauratore in pensione e collezionista di Serra De’ Conti. «Mi piaceva l’idea di far conoscere ai bambini, oltre agli animali, anche come vivevano in campagna nel passato. Perché se non sai da dove vieni non puoi sapere dove vuoi andare», spiega Jeffery.

Questa mattina, al taglio del nastro c’erano il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, l’assessore regionale alle Attività Produttive, Manuela Bora, il sindaco di Montecarotto, Mirco Brega, i vertici di Coldiretti Marche con il presidente Maria Letizia Gardoni.

Un momento dell’inaugurazione

«Siamo in luogo particolare e molto importante perché permette soprattutto ai più piccoli di recuperare una dimensione che non c’è più – ha commentato Luca Ceriscioli al termine della visita alla fattoria didattica e al nuovo museo -. Era il vissuto quotidiano dei nostri nonni, dei nostri genitori ma già per noi e i nostri figli diventa spesso un mondo sconosciuto. Una riappropriazione di un po’ di radici del nostro territorio e di un rapporto con la natura che finalmente ci stacca dal virtuale. I bambini nascono che sanno sfogliare un tablet, qui gli facciamo incontrare la natura e una dimensione di vita differente».

Per Manuela Bora, «siamo di fronte ad una storia esemplare. Una storia di impegno e passione, ma anche la storia di un territorio che sa acccogliere e valorizzae la professionalità di un giovane con tanta voglia di fare».

«È un messaggio importante quello che Jeffery lancia – ha commentato Maria Letizia Gardoni –. Parliamo di un ragazzo che è scappato da un Paese che non gli poteva permettere un futuro e che ha trovato nelle Marche una possibilità di riscatto. È la testimonianza di una campagna che sa accogliere e che sa integrare ma anche di un ragazzo che pur appartenendo a un’altra cultura, con questa esperienza, ha iniziato a sentirsi profondamente italiano e marchigiano e ha voluto riscoprire una parte della nostra storia contadina».