JESI – Un reparto in bellissima controtendenza. È il caso di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Carlo Urbani, che nel 2019 ha fatto nascere ben 903 bambini. Vale a dire, più di cento parti rispetto all’anno prima.
«Un dato che ci riempie di orgoglio e soddisfazione», commenta il primario Gianluca Grechi, insediatosi lo scorso marzo dopo una lunga esperienza al Salesi, nonché figlio del compianto Giuseppe Grechi, uno di quei medici il cui nome è legato indissolubilmente alla sanità jesina.
«Se dovessi tracciare un bilancio di questi primi dieci mesi al Carlo Urbani – afferma il direttore di reparto – non posso che ritenermi ampiamente soddisfatto sia per la disponibilità e la voglia di crescere da parte della mia équipe che per le alte competenze con cui mi sono rapportato. C’è una grande determinazione nel continuare in questa direzione».
Dottor Grechi, i dati sul calo demografico e la relativa denatalità nel nostro paese sono impietosi: si è raggiunto il minimo storico di nascite dall’unità d’Italia. Nella nostra regione, in particolare, nel 2018 sono 498 i nati in meno rispetto al 2017, dato tra i peggiori di tutta Italia. Poi c’è Jesi…
«Innanzitutto i dati registrati qui al Carlo Urbani ci riempiono di orgoglio e di soddisfazione. Siamo uno dei pochi reparti di Ostetricia con il segno positivo rispetto all’anno precedente. In media, la costante denatalità porta alla perdita di circa 30-100 parti all’anno. Qui abbiamo raggiunto i 903 nati che equivalgono a più di cento nati rispetto al 2018. Un grande risultato figlio di un grande lavoro di squadra che ha visto in campo tutti i componenti della mia equipe, medici, ostetriche, infermieri ed oss con una unica finalità: accompagnare in questo meraviglioso evento le donne che a noi si sono affidate. Un ringraziamento da parte mia va dunque in particolare a loro che con professionalità, dedizione ed empatia hanno operato fattivamente in prima linea per il buon esito dell’evento parto e per la sicurezza di mamma e neonato».
Possiamo dunque essere fiduciosi per il futuro? Il trend sta mutando?
«Mi piacerebbe dire di sì, ma analizzando attentamente il dato posso dire che oggi Jesi è diventato un centro attrattivo per tutto il territorio limitrofo, e non solo. Ciò grazie all’alta professionalità del personale operante e alle attrezzature a disposizione, ovvero la presenza di sale travaglio singole dove viene assicurata la privacy della partoriente e sale parto di ultima generazione dotate dei più elevati standard tecnologici di sicurezza. Non da ultimo, ricordiamo anche la chiusura del punto nascita di Fabriano con conseguente arrivo di gestanti pure da quel territorio. Quindi il nostro dato mette in evidenza una ridistribuzione della mappa delle nascite».
Il passa parola tra le mamme, insomma, gioca un ruolo determinante…
«In tempi di internet e social è chiaro che sono le stesse neomamme, con i loro commenti e le loro esperienze personali, a decretare il successo di un ospedale. Il tam tam sta affermando con forza che Jesi sia un posto idoneo dove partorire».
La grande forza della sua squadra è appurata. Ma questo risultato ha anche altri padri?
«Senz’altro, i grandi risultati contemplano sempre un ulteriore lavoro di coesione interdisciplinare. Come non ricordare l’eccellente lavoro svolto dai nostri anestesisti e dai nostri pediatri. In particolare, sotto l’attenta guida del direttore del reparto di Anestesia, il dottor Bernacconi, è stato possibile assicurare a tutte le donne la partoanalgesia in ogni fase del travaglio con i conseguenti benefici conosciuti. Inoltre, viene consentito in caso di taglio cesareo programmato, la presenza del partner in sala operatoria per umanizzare tale evento e far si che sia assolutamente condiviso dalla coppia. Con la dottoressa Bonucci, direttore della Pediatria, e la sua équipe, si è realizzato un rapporto di simbiosi strettissima che ha portato ad altissimi standard di sicurezza neonatali in sala parto. L’elevato numero di nascite si è riversato con effetto domino sui colleghi pediatri che hanno risposto in maniera impeccabile. Ricordo che a Jesi è possibile assistere i neonati dalla 32esima settimana o con un peso stimato dai 1500 grammi».
Non solo parti e nascite. Ci risulta infatti che Jesi sia un centro di eccellenza per la terapia delle patologie del pavimento pelvico. Cosa fate nello specifico?
«Io mi sono dedicato da sempre a queste problematiche nella mia esperienza ventennale all’ospedale Salesi. Poi con il mio arrivo a Jesi ho voluto continuare questo percorso al Carlo Urbani. In particolare, ci occupiamo di tutta la parte chirurgica inerente le disfunzioni pelvi-perineali come il prolasso uro-genitale e l’incontinenza urinaria. In nove mesi abbiamo eseguito 86 interventi di chirurgia ricostruttiva pelvica».
Molte donne sono reticenti a parlare di queste problematiche. Perché?
«Soffrire di prolasso o di incontinenza urinaria è qualcosa di cui vergognarsi nell’opinione comune. Molte donne la considerano una problematica naturale dell’età. I disturbi possono essere diversi, invalidanti con importanti ripercussioni sulla qualità di vita del soggetto, e il conseguente iter terapeutico cambia da caso a caso. Mi piace infatti affermare che la chirurgia ricostruttiva del pavimento pelvico è una chirurgia individuale e da personalizzare sul singolo paziente».