JESI – Sguardi spenti, rassegnati. Si combatte, sempre, per difendere il diritto al lavoro. Ma la grande beffa della Caterpillar – azienda solida che stava investendo in macchinari, chiedendo straordinari e turni doppi tanto da aver istituito anche quello notturno, con commesse e tanto lavoro – ora pesa sulle spalle dei 270 lavoratori che nel pacco di Natale hanno trovato la peggiore delle sorprese.
Oggi, 25 dicembre, sono passati giusto 15 giorni dalla comunicazione ufficiale del neo direttore Jean Mathieu Chatain sulla chiusura dello stabilimento con sede in via Roncaglia e quindi, il conseguente licenziamento collettivo. Uomini e donne che hanno investito gran parte della vita in quell’azienda, finora garanzia di solidità e di efficienza per tutto il territorio marchigiano. C’è sconforto tra i lavoratori.
«Ho firmato in banca per un mutuo proprio il giorno prima di apprendere la notizia – dice costernato Mauro Serini, addetto alla manutenzione – sono da 28 anni in Caterpillar. C’era tanto lavoro, l’azienda ha anche fatto cospicui investimenti in macchinari. Ho pensato che qualcosa non andasse quando sei mesi fa lo storico direttore si è licenziato improvvisamente. Ufficiosamente per motivi personali, ma non si era capito. Non veniva rimpiazzato… finché non è spuntato il nome di questo nuovo dirigente francese che dopo appena 7 giorni dal suo insediamento ha annunciato la chiusura, per delocalizzare in Messico e Cina».
Mauro Serini attende con preoccupazione questi giorni di contrattazione. Ma non è fiducioso. «Lo scorso anno la nostra stessa sorte è toccata allo stabilimento in Belgio e sono stati ben 4000 i dipendenti messi alla porta, licenziati in tronco. Ce lo hanno comunicato prima di Natale, una ulteriore mancanza di rispetto per gente che ha dato 30 anni di vita alla Caterpillar. Che amarezza, avevo appena firmato per un mutuo concesso dalla banca proprio perché, sapendo che lavoravo in Caterpillar, il nome stesso dell’azienda era sinonimo e garanzia di solidità economica».
«Ho un mutuo per la casa, la mia compagna è part-time…come facciamo ad andare avanti? – è il cruccio di Simone Binci, addetto alla manutenzione e in Caterpillar da 10 anni – adesso per me e la mia famiglia si crea un grave squilibrio, avevo firmato per il mutuo proprio convinto che con il mio stipendio sarei riuscito a garantire un tetto alla mia compagna. Il mio stipendio era una certezza. Questa notizia è stata una doccia fredda…. E temo che nonostante l’impegno delle istituzioni politiche e dei sindacati l’azienda non tornerà sui suoi passi. L’unica chance per noi è avere visibilità in modo che altre aziende metalmeccaniche del territorio possano riassorbirci».
Ha le lacrime agli occhi Daniele Candeloro, 26 anni appena compiuti, addetto al montaggio e saldatura. Uno dei 70 lavoratori interinali dell’azienda. E’ appena diventato papà di una splendida bimba, il suo stipendio l’unica risorsa della famiglia. «Ho già lavorato due anni in Caterpillar, poi mi avevano richiamato il 4 maggio per un altro periodo di lavoro che si sarebbe chiuso il 31 dicembre. Ma speravo che a gennaio sarei stato assunto. Ho una bimba nata il 24 novembre, la gioia della mia vita. Il 10 dicembre mi hanno comunicato il licenziamento. Mi veniva da piangere». La ragazza di Daniele non lavora, l’unico sostentamento della coppia era il suo stipendio. «Siamo dovuti tornare a vivere dai genitori della mia ragazza e con l’aiuto della mia famiglia riusciamo ad andare avanti – continua – li ringrazio tutti, senza di loro non so come avrei fatto. Torno a casa e guardo la mia ragazza…mia figlia: con che coraggio adesso, se non ho più un lavoro per garantire loro un futuro?».