JESI – È stata una delle più rilevanti strutture archeologiche industriali jesine e ora diventerà uno scrigno dei sogni. Siamo all’ex Cascamificio di viale don Minzoni, complesso produttivo dismesso da quasi vent’anni, che presto si trasformerà nella Casa delle arti della Fondazione Pergolesi Spontini. Edificato nella seconda metà dell’Ottocento lungo il canale Vallato, nel quartiere San Giuseppe-San Savino, un tempo fabbrica di filati e tra i più importanti stabilimenti per la cardatura e filatura dei cascami di seta, ossia gli scarti della lavorazione delle filande, era il secondo, per grandezza, in Italia. Ieri pomeriggio, mercoledì 27 luglio, il sopralluogo.
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Occupava 630 persone, per lo più donne. Ed è stato un pezzo importante del tessuto produttivo ma anche sociale della città di Jesi. Una volta dismesso è divenuto sede di una ditta edile poi fallita. Il complesso in rovina, immenso nei suoi 18.000 metri quadrati di cui 9.000 coperti, appare come il cuore di una città fantasma. Vuoto, ma col fascino assoluto delle cose passate. Presto rinascerà, grazie al programma nazionale della qualità dell’abitare (PinQua) del Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità sostenibili che finanzia il progetto di riqualificazione urbana presentato dai Comuni di Jesi, Maiolati Spontini, Monte Roberto e Castelbellino tramite la Regione Marche e di cui la Fondazione Pergolesi Spontini è partner privato. L’immobile è stato acquistato all’asta nel 2021 dall’ente teatrale.
«È uno spazio immenso – dice entusiasta Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini – dove saranno trasferiti i nostri laboratori teatrali, il magazzino di scene e costumi, dove le maestranze dello spettacolo dal vivo potranno avere uno spazio tutto loro per lavorare, creare e guardare con ottimismo al futuro. Uno spazio multidisciplinare, dove scenografi, falegnami e pittori potranno creare contemporaneamente scenografie per diverse opere. È un progetto ambizioso di cui siamo entusiasti di far parte».
Insieme a Lucia Chiatti e allo staff della Fondazione Pergolesi Spontini, anche tanti rappresentanti del mondo dell’arte, della cultura, dell’associazionismo jesino: il futuro di questo mega complesso alle porte della città è ancora tutto da scrivere e se la Fondazione avrà un ruolo di primo piano con le sue attività teatrali, è pur vero che altri spazi devono ancora essere destinati, disegnati, progettati. Siamo nella fase embrionale, quella in cui il sogno prende forma e lascia l’indefinito della dimensione onirica per farsi ammirare con più definizione. Ma per arrivare alla concretezza ci sono ancora anni di progetti esecutivi, di bandi e di lavori. Intanto, la ditta che dopo il fallimento ha lasciato mezzi e attrezzature stipati negli spazi dell’ex Cascamificio, entro agosto dovrà rimuoverli e bonificare la zona. Un primo passo verso la data clou del 2026, quando il progetto dovrà essere completato. Sarà il battesimo del fuoco per il nuovo Cascamificio, che accoglierà il laboratorio di scenografia e il magazzino di scene e costumi teatrali della Fondazione Pergolesi Spontini, ma non solo. Ci sarà anche spazio per l’edilizia residenziale pubblica convenzionata e saranno ricavati degli appartamenti destinati a residenze artistiche, per far crescere i giovani nello spettacolo. Dunque un luogo di lavoro, ma artistico. Curiosità e retroscena, con l’ingegner Clito Bartolini e l’Architetto Mario Talacchia, consulenti a cui la Fondazione ha affidato la stesura di un progetto preliminare di intervento.
«Ben 1967 metri quadrati saranno destinati alla residenzialità – specifica l’architetto Talacchia – poi l’edificio centrale sarà destinato a foresteria e agli uffici e magazzini della Fondazione Pergolesi Spontini, mentre il corpo centrale, più recente, che io chiamo “la moschea” per i suoi 100 travi e per la struttura affascinante e complessa, ospiterà i laboratori. Cercheremo di salvare la parte storica e di configurare questo ampio cortile interno come una specie di piazza naturale destinata alle attività dal vivo… ».
Con una superficie totale di circa 18.000 mq, di cui quasi 10.000 coperti, l’ex Cascamificio una volta completamente ristrutturato potrà diventare uno spazio multifunzionale con sala di montaggio, sala di posa, sala prova, spazi performativi, espositivi e sala conferenze, oltre a unità abitative, spazi per servizi di prossimità, attività sociali per l’inclusione e la lotta al disagio giovanile. Una pagina importante della vita lavorativa ma anche sociale della città che con questo progetto viene salvata, anzi, riscritta. «È uno spazio bellissimo e un progetto che siamo orgogliosi di portare avanti – dichiara il neo assessore alla Cultura Luca Brecciaroli –, è un impegno gravoso, ma faremo del nostro meglio. Il Cascamificio ha rappresentato uno spazio produttivo importante per la nostra città, con questa riqualificazione lo salviamo dal degrado e anzi gli diamo una vita nuova».