ANCONA – Il Superimpero è un’entità ad estensione planetaria fondata sul perfetto funzionamento dello scambio tra esseri umani di qualsiasi bene, materiale e immateriale, compresi servizi e idee il cui valore è stabilito dal relativo livello delle transazioni.
Su questa realtà fantascientifica incombe Hema, un calcolatore supertecnologico progettato e programmato da cervelli di tutti gli imperi che possiede la conoscenza universale delle possibili combinazioni di risultati nati dall’iniziativa degli individui di questo pianeta.
Superimpero, edito dal Gruppo Albatros Il Filo, è un tuffo in un mondo lontano (ma molto vicino) al nostro. Là dove i computer sono iper evoluti e super utilizzati, dove la finzione si mescola al reale e dove l’avventura della fisica si intreccia con le vita umana.
L’autrice, Laura Di Lucchio, è stata per anni un’accademica. Originaria di Jesi, dopo aver conseguito la laurea in Fisica all’Università di Bologna, è stata a lungo ricercatrice e si è dottorata in Italia per poi condurre anche esperienze di studio all’estero.
Cos’è Superimpero? Si tratta di «un libro costruito in modo abbastanza realistico – spiega Di Lucchio –. Infatti, non lontano da noi, in futuro, i calcolatori saranno sempre più potenti. E se da una parte c’è la fantascienza che scherza, beh, la mia non contiene solo finzione».
Nel racconto, spunta una mente universale e un calcolatore che legge le emozioni e che riprogramma le decisioni e che, tra l’altro, lega indissolubilmente la vita dell’uomo alla tecnologia.
E allora, parliamo dei robot: le nuove tecnologie sono una minaccia o una risorsa per l’esistenza umana? «Beh, un po’ entrambe le cose, direi – sottolinea Di Lucchio –. E da Superimpero emerge proprio questo. Dipende da come li vede l’uomo. Certo è che gli strumenti tecnologici innovativi svolgeranno molti lavori in futuro».
Un libro, questo, iniziato nel 2018, in Germania: «Allora, lavoravo lì e avevo prodotto tanto materiale. Poi, sono tornata in Italia e ho accantonato questo progetto. È stata la pandemia a farmici tornare sopra. L’ho ultimato durante il lockdown».
Sono pochi i lavori di fantascienza che hanno previsto – per così dire – il futuro. «Pensiamo, ad esempio, a Star Trek o a tutte quelle serie tv che anni fa trattavano temi come le comunicazioni digitali, i viaggi nello spazio e l’esplorazione del mondo degli smartphone quando ancora questi – va detto – non esistevano».
«Rispetto al dramma o al genere familiare – fa notare l’autrice – la fantascienza si avvicina meno alla vita quotidiana. Può però essere una forma di riflessione. Esiste una fantascienza filosofica che non è un trattato di filosofia, non si propone di andare oltre la vita quotidiana, ma contiene un messaggio».
«Un messaggio che può trapelare attraverso la lettura e che ogni lettore – conclude Di Lucchio – è libero di raccogliere e di interpretare come preferisce».