Ancora nuovi esempi di innovazione e di economia circolare in agricoltura, nell’orbita di Arca srl Benefit (Agricoltura per la rigenerazione controllata dell’ambiente), il progetto – fondato dagli imprenditori Bruno Garbini, Giovanni Fileni e Enrico Loccioni – che, partendo dalle Marche, vuole rivoluzionare il modo attuale di fare agricoltura, per certi versi distruttivo, promuovendo un modello rigenerativo, che apporti sostanza organica e ripristini la biodiversità del suolo per ottenere un cibo più sano.
Il primo esempio è quello di New Vineyard, il progetto che si pone il duplice obiettivo di migliorare la produzione di uve biologiche e ridurre l’impatto ambientale dei vigneti, tramite l’introduzione di nuovi sistemi di allevamento della vite e l’adozione di nuove tecniche di gestione del suolo. Il progetto nasce dalla necessità di reagire alla difficile situazione che si verifica sempre più spesso in campo a causa dei cambiamenti climatici: dall’emergenza derivante dai sempre più lunghi periodi di siccità estiva, agli eventi atmosferici eccezionali che sempre più frequentemente caratterizzano il nostro clima, si ha da un lato una diminuzione dell’acidità delle uve, dovuta ad esempio alle scottature per l’eccesso di luce e di temperatura sugli acini; dall’altro si ha una perdita della parte vitale del suolo (humus) e un incremento dei fenomeni metereologici calamitosi, come le forti grandinate, capaci di devastare intere aree e di provocare danni che possono compromettere la totalità della produzione in vigneto. Quello di New Vineyard è un progetto della durata di 36 mesi ed è finanziato dalla Regione Marche tramite il Bando “Sostegno alla creazione e al funzionamento di Gruppi Operativi del PEI – Sottomisura 16.1 Azione 2” Annualità 2018 – PSR Marche 2014/2020 (fondi FEASR). Il gruppo Operativo vede la partecipazione di 5 partner tra aziende e mondo accademico: Azienda Agricola Fattoria Nannì di Cantori Roberto a Montefano (capofila), Azienda Agricola di Edoardo Dottori a Maiolati Spontini, Università Politecnica delle Marche, Marca di Ancona-CIA e Arca Srl Benefit.
Con New Vineyard da una parte verrà sperimentato un nuovo sistema di allevamento della vite, in cui la chioma sarà caratterizzata da una bassa parete verticale che contribuirà a rallentare la maturazione degli acini, e verranno valutati gli effetti di reti schermanti per proteggere i grappoli da eventuali grandinate e scottature; dall’altra si lavorerà all’inerbimento controllato a strisce (STRIP COVER), che prevede la semina di essenze diverse nell’interfila rispetto al sottofila, in cui si concentrano la maggior parte delle radici della vite. Questo contribuirà a diminuire l’impatto ambientale sia attraverso il contenimento dei fenomeni erosivi, sia limitando l’impiego dei mezzi meccanici e il consumo di combustibili. In questo modo, il suolo del vigneto risulterà migliore e arricchito di sostanza organica e di azoto.
Il secondo progetto, i cui primi risultati sono stati presentati recentemente online presso l’Università di Camerino, è Abriopack, ovvero il biopackaging in una filiera avicola industriale a basso impatto ambientale. Il progetto ha ottenuto un finanziamento di 324.735 euro nell’ambito del PSR-Programma Sviluppo Rurale Marche 2014/2020 e vede come capofila la Società cooperativa agricola Carnj (gruppo Fileni) e un partenariato composto da Università di Camerino, Novamont S.p.A. Società Benefit, Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria e Marche (IZSUM), Società Agricola Sorriso Srl, Società Agricola Biologica Fileni Srl, Arca Srl Benefit.
Avviato nel febbraio 2019 con durata triennale, il progetto ha l’obiettivo di sostituire i materiali tradizionali utilizzati nel packaging agroalimentare con un packaging biodegradabile adatto alla conservazione delle carni avicole ottenute con metodi di produzione antibiotic-free e valutare l’effetto dei materiali di scarto di questo processo (bioplastiche biocompostate) sui suoli destinati alla produzione della materia prima agricola. Segue la strategia delle 3 R (Ridurre – Riutilizzare – Riciclare) e punta, quindi, a diminuire l’impatto sull’ambiente e a salvaguardare le risorse naturali in un’ottica di economia circolare.
Per Unicam sono coinvolti i ricercatori delle Scuole di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, di Bioscienze e Medicina Veterinaria e di Scienze e Tecnologie con il coordinamento dei professori Gianni Sagratini e Giacomo Rossi. «Gli studi condotti – hanno sottolineato i due ricercatori – attestano che il nuovo packaging compostabile, biodegradabile e prodotto a partire da biopoliesteri è in grado di conservare la carne avicola antibiotic-free durante tutta la sua shelf life (14 giorni) con la stessa efficacia di una classica vaschetta in Polietilene Tereftalato (PET). Un’innovazione tecnologica molto importante, dunque, che va nella direzione di rispettare l’ambiente e allo stesso tempo di preservare la sicurezza del consumatore». I dati raccolti dal gruppo di ricerca Unicam e IZSUM suggeriscono inoltre nuove soluzioni per la riduzione della resistenza antibiotica negli allevamenti, attraverso interventi per modulare la flora microbica intestinale nei primi giorni di vita del pulcino. In attesa di una standardizzazione della procedura, le prove condotte mostrano una riduzione significativa della colonizzazione da parte di germi antibiotico-resistenti accompagnata da un miglioramento della salute intestinale negli animali.
«Siamo capofila di questo progetto, che ci sta dando davvero delle grandi soddisfazioni – ha affermato Massimo Fileni, Amministratore Delegato Carnj Società Cooperativa Agricola – perché sta già portando benefici molto importanti per la nostra produzione, sia dal punto di vista dell’allevamento, con l’eliminazione degli antibiotici, sia dal punto di vista del packaging. Un progetto, quindi, che seguo davvero con interesse e che sicuramente porterà al raggiungimento di obiettivi importanti».
Per Bruno Garbini, presidente di Arca Srl Benefit, «terra buona, cibo sano è il nostro slogan, perché tutto dipende dal suolo che, se curato e rispettato, ha la capacità di preservare l’eco-sistema. Ecco perché ARCA promuove un’agricoltura bio rigenerativa, che va oltre il biologico tradizionale e che utilizza tecniche e tecnologie per rigenerare il terreno in termini di microflora, microfauna e humus. Un progetto, quello ARCA, che punta inoltre alla costruzione di una filiera innovativa. Filiera che inizia in campo e arriva direttamente al mercato, all’interno della quale viene valorizzata la figura dell’agricoltore dal punto di vista economico e sociale per il suo ruolo di presidio e gestore del territorio».