JESI – «Un approfondimento sulla sostenibilità economica dell’intervento in termini di bacini di utenza commerciale e sull’impatto economico dello stesso nell’area vasta della Media e Bassa Vallesina che tenga conto anche dei progetti analoghi in corso di definizione, evidenziandone vantaggi e svantaggi». È una delle richieste della neo giunta Bacci in merito alla realizzazione di una grande struttura commerciale nell’area ex Molino Americano alle Piane di Camerata Picena, proposta dalla società Iperanconanord srl. La delibera è infatti datata 4 luglio, vale a dire il giorno in cui è andata in scena la prima seduta del nuovo Esecutivo jesino.
Il piano urbanistico attuativo (Piano Particolareggiato Esecutivo) di iniziativa privata, spiegano dal Comune, consiste nella localizzazione di una grande struttura di vendita con annesse opere di sistemazione viaria, oltre al reperimento dei necessari standard a verde e parcheggio. Nel dettaglio, si prevede l’ampliamento dell’area interessata dall’intervento che passa da mq 29.880 a mq 130.000 e la realizzazione di opere di viabilità di collegamento tra il nuovo insediamento e la rete viaria esistente mediante la realizzazione del nuovo svincolo della SS 76 e delle bretelle di collegamento con la SP 2 Sirolo – Senigallia, al fine di evitare l’attraversamento dell’aggregato di Piane di Camerata da parte del nuovo traffico indotto dall’insediamento stesso. Sorgeranno un centro commerciale e un retail park, per una superficie di vendita complessiva di mq 24.990 (complessivamente saranno 40.467 mq).
Chiamata ad esprimersi in merito alla procedura per la definizione dell’Accordo di Programma, l’amministrazione comunale jesina aveva espresso “un sostanziale nulla osta” nel 2008, «ponendo tuttavia come prioritaria la realizzazione del nuovo svincolo sulla SS 76 in corrispondenza della località “Piane”». Ma nel giro di pochi anni, il contesto è completamente cambiato. «Dal 2008 in poi, in conseguenza della crisi mondiale, risulta decisamente mutato lo scenario economico locale, che impone una riflessione sull’impatto di tale localizzazione nel contesto della Media e Bassa Vallesina, anche in considerazione del fatto che nella medesima area sono previsti progetti simili (ex Zuccherificio Sadam di Jesi e area ex Montedison di Falconara) di analoga portata», scrive la giunta jesina.
Ecco dunque le richieste, messe nero su bianco dal Massimo sindaco Bacci e dagli assessori:
«1 – La necessità di considerare prioritaria rispetto alle altre previsioni viabilistiche la realizzazione, prima della messa in esercizio della nuova grande struttura commerciale, del nuovo svincolo sulla SS 76 in corrispondenza della località Piane di Camerata al fine di evitare il sovraccarico di traffico sulla viabilità secondaria.
2 – La riapertura, anche in considerazione della avvenuta modifica del progetto dell’area rispetto al 2013, della procedura per la definizione dell’Accordo di Programma come presupposto per il successivo rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione ed esercizio della nuova grande struttura di vendita.
3 – L’esigenza di un approfondimento sulla sostenibilità economica dell’intervento in termini di bacini di utenza commerciale e sull’impatto economico dello stesso nell’area vasta della Media e Bassa Vallesina che tenga conto anche dei progetti analoghi in corso di definizione, evidenziandone vantaggi e svantaggi.
4 – La previsione del cosiddetto “indice di permeabilità” da applicare all’intera superficie territoriale al fine di minimizzare gli effetti negativi indotti dall’impermeabilizzazione dei suoli, in quanto l’intervento riguarda un’area di rilevante interesse dal punto di vista ambientale e paesaggistico (ambito fluviale) in parte con potenziale rischio esondazione».
Confartigianato, intanto, dice no al grande centro commerciale di Camerata Picena. «Si tratta di un progetto estremamente dannoso per il territorio e per il suo tessuto imprenditoriale – dichiara Luca Casagrande, Responsabile di zona per l’associazione di categoria -. L’insediamento di un ulteriore centro commerciale mette a rischio la sopravvivenza delle micro e piccole attività, anche dei paesi limitrofi, già provate dalla forte riduzione dei consumi, acuendo il fenomeno dello spopolamento dei centri storici. Al contrario, ribadiamo la necessità di investire in iniziative che portino alla rivalutazione delle botteghe e all’apertura di nuove piccole attività, come i centri commerciali naturali, che contribuiscono a rendere vivi i paesi e i centri storici così caratteristici del nostro territorio, svolgendo una importante funzione sociale e rendendo un servizio di qualità ai cittadini. I piccoli esercizi sono una garanzia di bontà del prodotto, danno lavoro a chi vive sul territorio, sono una fonte di sviluppo economico».