Jesi-Fabriano

Obbligata a guardarlo mentre si tocca, segretaria filma l’imprenditore e lo fa condannare per violenza sessuale e stalking

«Avvicinati al tavolo – le ordinava – dobbiamo parlare di lavoro». Poi si masturbava davanti a lei e pretendeva che andasse in ufficio con la minigonna. L'ex dipendente proseguirà la causa civile con la richiesta di 50mila euro di risarcimento danni

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona

ANCONA – Costringe la giovane segretaria a guardarlo mentre si abbassa i pantaloni e si tocca nelle parti intime facendole anche telefonate fuori orario di lavoro per dirle di andare in ufficio con la minigonna. Condannato per violenza sessuale e stalking un imprenditore della Vallesina. Dopo sei anni di sopportazione la segretaria, che poi si è licenziata, è riuscita a filmarlo con una telecamera nascosta nella chiave dell’auto e posta sulla scrivania per documentare la sudditanza alla quale era costretta. Prove messe a corredo della denuncia partita a febbraio 2016 e già arrivata in udienza dal gup del tribunale di Ancona Paola Moscaroli (è stato scelto il rito abbreviato) che oggi ha condannato l’uomo, un 45enne a capo di una azienda non alimentare, ad un anno e 8 mesi di reclusione, pena sospesa, e a 10mila euro di provvisionale come risarcimento danni alla vittima che proseguirà la causa civile chiedendo altri 50mila euro. Da quei fatti la ex dipendente, una 30enne, avrebbe subito un danno psicologico. Inappetenza, perdita di capelli, depressione. Il pm aveva chiesto 3 anni e 8 mesi.

Assunta con un contratto a tempo indeterminato, da sei anni, lavorava nella stessa stanza del suo datore di lavoro, davanti alla sua scrivania. Inizialmente, stando a quanto sostenuto dall’accusa, l’uomo nei primi quattro anni di lavoro ha usato approcci solo verbali, con battutine a sfondo sessuale. Negli ultimi due anni le cose sono poi peggiorate sempre di più. L’imprenditore costringeva la giovane ad andare alla sua scrivania. «Vieni al mio tavolo – le diceva – che dobbiamo parlare di questa cosa di lavoro». Appena lei si avvicinava lui si abbassava i pantaloni e la costringeva a rimanere lì mentre si masturbava. Se lei si allontanava l’accusava di non adempiere al suo impiego. «Stai rifiutando un ordine di lavoro – diceva l’imprenditore – se non lo vuoi fare allora devi licenziarti». Prima che arrivasse sul posto di lavoro, al mattino, la chiamava al telefonino raccomandandosi di presentarsi in azienda con vestiti succinti. La giovane segretaria si è confidata con il fidanzato di quello che le stava accadendo e ha deciso così di licenziarsi e denunciarlo. Prima però ha filmato alcuni episodi, nascondendo una piccola telecamera nelle chiavi dell’auto, portati e acquisiti come prove. La chiave è stata posta sulla scrivania e ha ripreso gli atteggiamenti del datore di lavoro, inchiodandolo. Per farla avvicinare alla scrivania infatti l’uomo approfittava dell’assenza di altri dipendenti e della sua stessa fidanzata, che lavora nella medesima azienda. Il 45enne era difeso dall’avvocato Marco Polita, la ex segretaria si è costituita parte civile con l’avvocato Giorgio Rossetti.