Jesi-Fabriano

Olimpiadi, l’abbraccio del Club Scherma Jesi alla spedizione d’argento di Parigi. Tommaso Marini: «Momenti difficili e magici»

Marini, il Ct azzurro Stefano Cerioni, la tecnica Giovanna Trillini e la preparatrice atletica Annalisa Coltorti della Nazionale di fioretto tornata dalla Francia con tre argenti: il saluto e il bilancio, dalla pedana, ai social e al cibo del Villaggio Olimpico

Tommaso Marini

JESI – Tommaso Marini, con al collo l’argento olimpico della gara a squadre del fioretto maschile ai Giochi di Parigi. E poi il commissario tecnico Stefano Cerioni, la tecnica Giovanna Trillini e la preparatrice atletica Annalisa Coltorti della stessa Nazionale azzurra di fioretto tornata dalla Francia con tre argenti: quello individuale di Filippo Macchi, i due delle squadre maschile e femminile. Il quartetto è stato accolto  e festeggiato nel “suo” palascherma di via Solazzi dal Club Scherma Jesi, della cui rappresentanza a Parigi mancava solo la senese Alice Volpi, anche lei argento a squadre. Ed è stata l’occasione per un brindisi di congratulazioni, per i ringraziamenti, la soddisfazione per l’ennesima Olimpiade – l’undicesima consecutiva – che ha visto a medaglia gli atleti del Club fondato nel 1947 da maestro Ezio Triccoli, il rammarico non nascosto per quello che di più – leggi l’oro o le medaglie nell’individuale, dove Volpi e Marini arrivavano da Campioni del Mondo in carica – poteva essere fatto.

Da sinistra Annalisa Coltorti, Fabio Luna, Stefano Cerioni, Tommaso Marini, Andrea Carloni, Chiara Biondi, Giovanna Trillini, Samuele Animali e Alberto Proietti Mosca

«Sono contento di essere qua nella mia casa. E non vedo l’ora di mettere la mia medaglia insieme alle altre del Club» ha esordito Marini, aggiungendo: «Sono stati momenti indimenticabili, non tanto per il risultato ma per le emozioni che siamo riusciti a condividere con i compagni. Un momento magico, pieno di affetto e penso che siamo riusciti a dare tanto. È stata un’Olimpiade più difficile, perché l’individuale non era andato bene, ero molto deluso e non è stato facile dimenticarmi così velocemente per non portare gli strascichi nella gara a squadre. In questo i miei compagni mi sono stati molto utili, mi sono stati vicino e sono riuscito a voltare pagina e esprime una scherma sicuramente migliore». Nella finale a squadre col Giappone, l’oro è sfuggito nel momento del break accusato nel penultimo assalto dal subentrato Foconi. «Ma è una medaglia di squadra, merito e colpa di tutti – dice Marini – in fondo anche io non sono riuscito a recuperare nell’ultimo assalto dopo di lui». E quanto al peso della prima Olimpiade vissuta, «non ho mai pensato di essere arrivato come il più forte, di solito non sento ansia prima delle gare ma l’Olimpiade è qualcosa di più pesante. Sono andato nel pallone nell’individuale, colpa mia. Siamo stati bravi a reagire per la prova a squadre».

Il quartetto del Club Scherma Jesi raccoglie i complimenti, a partire dal quelli del presidente del Coni Marche, Fabio Luna: «Non so quanti Club al mondo possono vantare qualcosa undici Giochi di seguito a medaglia, non avete perso l’oro ma vinto uno splendido argento». Poi l’assessora regionale allo sport Chiara Biondi: «Ci avete emozionato, siete un esempio per tutte le Marche». E l’assessore comunale allo sport Samuele Animali indossa la fascia tricolore, «omaggio alle vostre medaglie ma soprattutto segno della presenza qui di tutta la città».

Che Olimpiade è stata? Cerioni dice: «Nella finale a squadre femminile bene le ragazze che hanno combattuto ma brave le americane che hanno tirato davvero bene. Nella finale maschile col Giappone si poteva fare di più ma quando già avevo pensato di fare entrare Foconi per un infortunio di Macchi, è venuto fuori un altro infortunio a Bianchi, che dovrà operarsi. Da Foconi, 34 anni, mi aspettavo una reazione diversa. Impossibile la rimonta finale per Tommaso». E ancora, «Vedo tutti troppo contenti, io ancora un po’ nervoso lo sono, servirà qualche giorno di tranquillità».

Giovanna Trillini racconta: «È stata l’Olimpiade del ritorno alla normalità dopo il Covid. La sede di gara della scherma, il Gran Palais, era bellissima, spettacolare e sempre piena, al punto che non riuscivamo a sentirci. Alice purtroppo nell’individuale ha sentito tensione e emozione, brave tutte a riprendersi a squadre». E poi dice Coltorti: «È stata l’Olimpiade dei social, che hanno avuto un ruolo secondo me negativo. Dicevo ai nostri di chiudere i telefoni e non leggere le cattiverie che si trovano, occorrerà imparare a staccare».

E quanto al discusso cibo del Villagio Olimpico. «Pessimo, tutti i giorni carne dura e dello stesso sapore, nessuno. Ho ripiegato su baguette e muffin, poi trovato un pizzaiolo discreto» dice Cerioni. Conferma Marini: «Per me una Olimpiade a pizza e muffin al cioccolato».

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