Jesi-Fabriano

“Oltre il limite”: la fotografia delle carceri marchigiane dal report di Antigone

L'associazione Antigone Marche ha scelto Jesi per presentare il suo report annuale 2023 sulla situazione delle carceri marchigiane

JESI – Il suicidio di Mattia Concetti, 23 anni, nel carcere di Montacuto apre nel peggiore dei modi l’anno 2024. Dopo di lui, in tutta Italia, altri 17 detenuti si toglieranno la vita. Persone che erano andate oltre il limite delle leggi, ma che segnano con le loro problematiche e con il loro dramma, anche il limite oltrepassato dalle carceri marchigiane e italiane. Da questo titolo emblematico, “Oltre il limite”, muove il nuovo report dell’associazione Antigone, presentato ieri pomeriggio 22 febbraio a Palazzo dei Convegni di Jesi grazie alla collaborazione dell’associazione ImpAct e col patrocinio del Comune di Jesi.

Al convegno, che ha visto relatori la docente dell’Università di Macerata Lina Caraceni e il docente presso l’Università di Urbino avvocato Jacopo Saccomani, hanno preso parte il vice sindaco del Comune di Jesi Samuele Animali e gli assessori Luca Brecciaroli (Cultura) ed Emanuela Marguccio (politiche per la formazione); il direttore del carcere di Montacuto Manuela Ceresani e il comandante della Polizia Penitenziaria dirigente aggiunto Nicola De Filippis, il Magnifico Rettore dell’Università degli studi di Macerata John McCourt, l’avvocato Virginia Reni in rappresentanza dell’Ordine degli Avvocati. Il presidente dell’Assemblea legislativa delle Marche Dino Latini ha voluto inviare un messaggio video di saluto, sottolineando l’importanza del parlare del sistema detentivo: «La situazione nelle Marche non è più sostenibile – ha detto Latini – se pensiamo che sono 919 i detenuti nelle 6 carceri della nostra regione al 21 dicembre 2023 su una capienza regolamentare complessiva degli istituti marchigiani di 837 unità. Sono invece 24 le donne recluse nel carcere di Pesaro. Il sovraffollamento è senza dubbio uno dei problemi più gravi…».

La presidente di ImpAct Giada Alagic ha portato il suo saluto, rimarcando come il suicidio di Matteo Concetti sia emblema di un’altra delle criticità delle nostre carceri: i problemi psichiatrici tra i detenuti, le depressioni e i tentativi di suicidio. Poi è il vice sindaco Samuele Animali a sottolineare il “troppo” che c’è quando si parla delle carceri: «Troppe persone rinchiuse; troppi suicidi; troppa distanza con la città e la società; troppa poca vicinanza; troppa poca sensibilità verso la condizione dei detenuti – ha detto – dobbiamo essere consapevoli di cosa accade quando si parla di esecuzione penale che non è solo carcere. Ed è sbagliato concettualmente parlare di emergenza, visto che dei problemi delle carceri si parla da 15 anni. Significa che è un problema di sistema e non un’emergenza». L’avvocato Virginia Reni ha sottolineato la necessità di sostenere una battaglia per i diritti fondamentali dei detenuti, ricordando anche il ruolo dell’avvocato che, attraverso il patrocinio gratuito e l’elenco dei difensori d’ufficio, si pone in difesa delle persone meno abbienti per puro spirito di servizio e di fiducia nella funzione di difesa, costituzionalmente garantita. La presidente di Antigone Marche Giulia Torbidoni, ha ricordato come l’associazione opera principalmente attraverso tre filoni di attività: l’Osservatorio (con cui 4 volontari in possesso dei permessi rilasciati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, possono entrare nei 6 carceri marchigiani e effettuare visite delle strutture dialogando con operatori, direttori, psicologi, agenti…); lo Sportello (con cui i volontari entrano negli istituti di Pesaro, Fermo e Montacuto per fornire informazioni ai detenuti) e la presenza sui territori con cui Antigone dialoga con la collettività.

Il sovraffollamento

Poi i numeri: «Secondo il Ministero di Giustizia al 31 dicembre 2023 nelle carceri italiane c’erano 60.116 persone (di cui 18.894 stranieri e 2.541 donne) rispetto a una capienza regolamentare di 51.179 posti. L’Italia è tornata a superare le 60mila presenze. Nelle Marche, al 31.12.2023 erano 919 i detenuti: 332 a Montacuto (di cui 116 stranieri), 91 a Barcaglione (37 stranieri), 10 ad Ascoli Piceno (2 stranieri), 50 a Fermo (20 stranieri), 87 a Fossombrone (2 stranieri), 255 a Pesaro (di cui 112 stranieri e 24 donne). La capienza regolamentare era rispettivamente di 257 posti a Montacuto, 100 a Barcaglione, 103 ad Ascoli Piceno, 43 a Fermo, 182 a Fossombrone e 153 a Pesaro. Il sovraffollamento è ben visibile nelle strutture di Montacuto, Fermo e Pesaro, ma a questo problema non si risponde con la costruzione di nuove carceri ma provando a puntare sulle misure alternative, ben più efficaci in termini di riduzione della recidiva».


Sanità in carcere

La volontaria Elena Vitali si è soffermata sul problema della sanità in carcere: nel 2022 ci sono stati 85 suicidi nelle carceri italiane, nel 2023 sono stati 69. Nei primi mesi del 2024 sono già 17. Segnale allarmante è l’incremento della percentuale di detenuti che, ancora prima di essere rinchiusi, facevano uso di stupefacenti (il 40,7% dei ristretti nel 2023 a fronte del 30% del 2022) cui vanno aggiunti i detenuti che soffrono di disturbi psichiatrici che assumono antidepressivi, stabilizzanti dell’umore, sedativi e antipsicotici. «Facendo un rapido calcolo – dice Vitali – se i sucidi in carcere sono 69 nel 2023 su una popolazione carceraria totale di 60.166 unità con un tasso suicidario in carcere pari allo 0,11%, i morti suicidi in Italia sarebbero 66.150 se si avesse lo stesso tasso di suicidi fra la popolazione libera italiana…come se si togliesse la vita l’intera popolazione di Fano». Sulla situazione della salute mentale nelle carceri ha puntato l’attenzione la volontaria Umaima Aboufaras («il 13% sono le diagnosi psichiatriche gravi tra i detenuti, per 6 ore di colloquio al mese che ciascun detenuto può avere con un familiare»).

Genitorialità in carcere

Un tema che ha toccato particolarmente le corde emotive dei numerosi presenti a Palazzo dei Convegni è quello della genitorialità in carcere. Umaima Aboufaras ha parlato della situazione delle 2 donne presenti nel carcere di Pesaro, unico istituto con la sezione femminile. Nel 2022 ha incontrato una detenuta con un figlio di 7 anni che non vedeva da almeno 6 anni. Aveva la genitorialità sospesa e soffriva non solo il distacco fisico dal figlio, ma aveva paura soprattutto del distacco emotivo. «Tanti bambini le cui madri sono rinchiuse in carcere hanno iniziato a manifestare disagi fisici come il rifiuto del cibo e anche psichici, manifestando attacchi di violenza verso i compagni. Per evitare queste conseguenze negative sui bambini è fondamentale adottare misure a sostegno della famiglia e della preservazione del legame genitore-figlio, come ad esempio permettere una comunicazione regolare attraverso colloqui in presenza (anche chiamate e videochiamate), promuovere programmi educativi e terapeutici a sostegno del reinserimento del detenuto nella dinamica famigliare e a supporto dei figli per mitigare gli effetti negativi della detenzione sulla salute mentale».

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