Jesi-Fabriano

“OperaH”: i ragazzi del percorso di Teatro sociale e Danza movimento sono i più bravi – VIDEO

I ragazzi di OperaH hanno vinto il Premio Inclusione 3.0 dell'Università di Macerata. La consegna, alla presenza di Lucia Chiatti e dell'assessore Quaglieri

JESI – “OperaH”, un progetto speciale dove inclusione attraverso le emozioni e il ballo è la vera parola d’ordine. Il percorso di Teatro Sociale e Danza Movimento terapia, che la Fondazione Pergolesi Spontini organizza per gli utenti dei servizi socio-sanitari di Jesi e Vallesina, ha vinto la 5/a edizione del Premio nazionale ‘Inclusione 3.0’ indetto dall’Università degli Studi di Macerata. Il premio valorizza realtà del territorio nazionale e internazionale considerate come le più rappresentative a carattere inclusivo.

«Il premio corona il dono che già ci avete fatto – dice Lucia Chiatti, direttore generale della Fondazione Pergolesi Spontini – è commovente vedervi fare questa danza. Il movimento danza-terapia vi rende più sicuri, coscienti dello spazio e in relazione a voi stessi. Il progetto ci ha sorpreso. Ringrazio tutti i partner che hanno creduto in questo progetto. E’ un’opportunità per scoprire il nostro teatro al servizio del sociale, un’opportunità che vogliamo continuare a scoprire insieme». “OperaH” da 11 anni viene organizzato con il contributo di ASP Ambito 9, del Comune di Jesi e il supporto di Umea Unità Multidisciplinare Età Adulta della Asur Marche Av2 – Jesi, Cooss Marche, Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata e Nuovo Spazio Studio Danza. «In cinque anni da quando sono arrivata in Comune ho visto crescere sempre più questo spettacolo – commenta con emozione l’assessore Maria Luisa Quaglieri – la soddisfazione è enorme, il premio che questi ragazzi hanno ricevuto è merito di tutti. Mi emozionate. E poi avere un contenitore come il teatro Pergolesi che permette di esibirsi anche a persone speciali come voi è bellissimo, siamo tutti molto orgogliosi. Più che inclusione questo è un progetto che valorizza la partecipazione».

“OperaH” coinvolge un gruppo di persone adulte con disabilità fisica/intellettiva dalle strutture sanitarie e di assistenza coinvolte. Attraverso l’esperienza emozionale, creativa e socializzante del teatro e della danza, il laboratorio promuove il benessere e la salute dei beneficiari, ne aumenta l’autostima e la consapevolezza di sé, migliorandone espressività, agilità e senso dello spazio.

«Ho visto questi ragazzi crescere, migliorarsi e acquisire più sicurezza sia sul palcoscenico che nella vita relazionale – conclude poi Sara Lippi danza movimento terapeuta – sono fiera di loro, e la felice conclusione del premio Inclusione 3.0 è conferma dell’impegno, della crescita e della qualità di questo progetto».

Lucia Chiatti e l’assessore Maria Luisa Quaglieri con il premio “Inclusione 3.0”

Ogni anno, il percorso si conclude al Teatro Pergolesi con uno spettacolo di “Social Opera”, con gli attori disabili della compagnia “OperaH” sul palco e i ragazzi delle scuole superiori dietro le quinte coinvolti nella realizzazione di costumi, scenografia, illuminazione e progetti di comunicazione grazie al progetto di alternanza scuola lavoro “Banco di Scena”. Su 63 progetti del Premio “Inclusione 3.0”, la Commissione Scientifica ha premiato 15 progetti, da Aosta a Lecce. E c’erano anche i ragazzi di “OperaH”. «Mi piace quando ballo, mi sento emozionata», dice una delle ragazze mentre un’altra risponde: «a me piace questo progetto perché posso stare con i miei amici». «Veniteci a vedere a teatro!» è l’invito più bello che si possa ricevere da questi ragazzi che porteranno in scena, il prossimo settembre al teatro Pergolesi, lo spettacolo “Tosca”. Il laboratorio 2022 è tenuto da Simone Guerro (supervisore, regista e operatore teatrale), Arianna Baldini (operatore teatrale) e Sara Lippi (operatore di danza movimento terapia). L’esito del laboratorio sarà un nuovo spettacolo al Teatro Pergolesi il prossimo settembre. Il progetto artistico di quest’anno parte dalle suggestioni offerte dall’opera “Tosca” di Giacomo Puccini e affronta, nuovamente, una riflessione sull’arte come possibile via di uscita in situazioni di “pericolo”, “guerra” e “crisi”.