La chef Maria Vittoria Griffoni, 28 anni, di Jesi, racconta la sua esperienza tra i fornelli «dove – dice lei – servono tre ingredienti fondamentali: grinta da vendere, forza di volontà e un’immensa passione».
In pochi anni, da giovane cuoca uscita dalla scuola alberghiera, si è trasformata in un’appassionata chef giramondo. Ha lavorato in tutti i campi della ristorazione dall’Italia all’Australia, e poi ha iniziato il suo percorso come cuoca a domicilio con la sua attività, il Ratatouille. Ha aperto due cucine in pochi anni (Pepenero a Jesi e a Senigallia) e ha vinto un’accanita selezione di iFoodies (l’app che include 1.600 aziende agricole del buon cibo dal nord al sud d’Italia ndr) per diventare personal chef del cantante Lorenzo Jovanotti durante il tour negli stadi 2015.
Come è nata la tua passione per la ristorazione?
Inizialmente vedevo la cucina e la scuola alberghiera come strumenti che mi permettevano di viaggiare e di scoprire posti nuovi, poi, però, lavorando e facendo stage in varie cucine del mondo e in molti catering, ho scoperto il grande amore per quest’arte. Oggi faccio un lavoro che mi rispecchia appieno: è creativo, vivace e non ha troppe regole… proprio come me!
Sei stata per un periodo all’estero, hai fatto esperienza e poi sei tornata. Quando sei rientrata in Italia cosa hai fatto?
Quando sono tornata in Italia ho continuato a fare lavori stagionali nei ristoranti e negli alberghi finché, ad un certo punto, mi sono decisa e ho pensato che era ora di mettersi in gioco, di alzare la posta in palio e di aprire un attività tutta mia, quella di chef a domicilio appunto.
Quanto è dura iniziare un percorso del genere in Italia e nello specifico, nelle Marche?
Fare lo chef a domicilio è una delle esperienze più divertenti in assoluto. Cambio continuamente cucina, casa, volti e, soprattutto, posso toccare con mano la vita dei miei clienti: entrando nelle loro case scopro nuove abitudini, nuovi riti e posso capire molto di una persona da come sistema la propria cucina, da come la organizza, la cura. Certamente, a differenza di Milano o New York, qui, nelle Marche, è impensabile fare dello chef a domicilio un lavoro quotidiano. Si lavora per passaparola, magari l’amico dell’amico mi conosce e mi chiama, ma non c’è così tanta affluenza che mi permette di lavorare ogni giorno nelle case. Quando sono impegnata in quest’attività ci metto il duecento per cento, come in tutto quello che faccio d’altronde.
Come ti organizzi con il menù e i costi?
Solitamente decido insieme al cliente cosa inserire nel menù e quanto spendere a testa. C’è chi mi lascia fare, la maggior parte delle persone, e chi invece ha richieste alimentari particolari. Oggi non è mai facile decidere un menù unico: c’è il vegetariano, il vegano, il celiaco ecc.
Il numero più grande di commensali che hai dovuto sfamare in occasione di una cena casalinga?
A Capodanno. Per il 31 dicembre ho preparato una cena di tapas per 150 persone in una villa privata. C’erano stuzzichini, finger food di ogni genere, tartine di carne e di pesce, e abbiamo fatto tutto in due: io e il mio fidato collaboratore Michele.
Oltre al lavoro di chef a domicilio gestisci due cucine nei locali di Jesi e Senigallia. Parlaci di questi progetti
Da alcuni anni mia madre ha un negozio a Jesi con all’interno abbigliamento, oggetti di arredamento e di design. Ho pensato che sarebbe stato interessante aggiungere un bancone bistrò dove i clienti potessero pranzare nel break lavorativo o gustare un piatto veloce senza appesantirsi troppo. Dopo poco tempo il sogno si è realizzato e così abbiamo replicato l’esperienza anche a Senigallia, dove, da quest’estate, è possibile fare un’ottima colazione o una cena gustosa. E, visto che la sera si ha più tempo e i ritmi rallentano, anche il menù è un pochino più studiato rispetto al locale jesino e dedico una grande cura all’impiattamento e alla ricerca dei materiali. La parola d’ordine è cura del dettaglio: la faccia è la mia e ci tengo affinché tutto sia perfetto e come dico io.
È stata la tua ambizione a condurti fino al tour di Jovanotti?
Dapprima ho avuto fortuna, poi sono stata brava a farmi riconfermare. Infatti, in prima battuta ho vinto la selezione di Ifoodies che ricercava un cuoco personale per il cantautore, poi, però, dopo l’esperienza estiva negli stadi, mi hanno confermato per la seconda volta in occasione delle tappe nei palazzetti. Va da se che ero felicissima della notizia!
Raccontaci qualcosa in più di quest’esperienza…
Beh, che dire, è stata una prova incredibile e divertentissima. Lo staff del cantante ha già un catering dedicato, mentre Lorenzo segue una dieta particolare: lui ha bisogno di preparazione fisica e di una cultura alimentare specifica per mantenersi in forma e performare al meglio sul palco. Serve quindi uno chef che possa star dietro alle sue esigenze. Jovanotti segue un regime alimentare biologico, mangia sanissimo ed è molto rigoroso quando si parla di cibo: ama, tra le altre cose, il riso, la quinoa, gli estratti di frutta e le centrifughe.
Quanta visibilità ti ha dato questa esperienza?
Inevitabilmente è una vetrina per il mio lavoro e mi ha aiutato tanto. Pensa che la settimana scorsa sono andata a Modena come chef a domicilio perché una ragazza, super fan di Jovanotti, voleva che le facessi una cena per lei e le sue amiche.
Facciamo un balzo in avanti: dove ti vedi fra vent’anni?
Mi vedo qui, a cucinare, e a fare quello che mi appassiona e mi coinvolge di più. La cucina è la mia vita e il mio lavoro. So bene che servono dei sacrifici per fare questo mestiere, ma alla fine il cerchio si chiude e, se si è lavorato bene e con tenacia, le soddisfazioni arrivano…sempre.