JESI – La crisi? Nelle Marche non è ancora finita: in calo il fatturato, crollano gli investimenti e le imprese continuano a chiudere. Per l’artigianato e la piccola e media impresa marchigiana, il 2017 è iniziato come era finito il 2016, con tante aziende che gettano la spugna, e molte altre ancora nel tunnel. Se nell’ultimo trimestre dell’anno scorso nelle Marche 3.023 aziende hanno cessato l’attività contro 1.976 iscrizioni, tra gennaio e marzo 2017 hanno cessato l’attività 4.233 imprese e hanno aperto i battenti in 2.966, con un saldo negativo di 1.267 unità. Una tendenza negativa che si protrae ormai da quasi un decennio.
E’ quanto si legge nel rapporto “Trend Marche sull’Artigianato e le Piccole Imprese”, l’Osservatorio integrato sull’Artigianato e la Piccola Impresa con dati raccolti nel 2016 da CNA Marche, Confartigianato Marche, Istat, Università di Urbino “Carlo Bò” e Politecnica delle Marche, Ubi Banca. Un lavoro che è stato presentato questo pomeriggio a Jesi, presso la sede di Ubi nel centro direzionale Esagono a Jesi, da Ilario Favaretto, professore ordinario di Economia Applicata all’Università di Urbino e da Gian Luca Gregori, pro rettore dell’Università Politecnica delle Marche.
In occasione dell’incontro, Giuseppe Russo, direttore del Centro Studi Einaudi, ha presentato il quadro di riferimento macroeconomico nel “XXI Rapporto sull’Economia globale e l’Italia: “Globalizzazione addio?” realizzato dal Centro di ricerca e documentazione “Luigi Einaudi”. Sono intervenuti inoltre il presidente di Cna Marche, Gino Sabatini e il vicepresidente di Confartigianato Marche, Giuseppe Mazzarella. I lavori sono stati conclusi da Nunzio Tartaglia, Responsabile Macro Area Centro Sud di UBI Banca.
Secondo il report del “Trend Marche”, sono in calo le aziende tradizionali, mentre aumentano quelle innovative e dei servizi. Tra gennaio e marzo di quest’anno il solo settore dell’artigianato ha perso 409 imprese. A diminuire sono soprattutto le imprese agricole (-514) seguite da quelle del commercio (258 in meno) e delle costruzioni (-188). Il manifatturiero perde 138 imprese. La perdita di imprese del primo trimestre 2017 si concentra tra le attività calzaturiere (-54 unità) seguite dalla meccanica nel suo complesso (-44) e poi dal legno e mobile (-26). Cala il numero delle imprese anche nei trasporti (-37) e nei servizi di alloggio e ristorazione (-64). Cresce, invece, il numero di imprese attive in tutta una serie di servizi, generalmente ad alto contenuto di conoscenza; ciò indica che il terziario della regione respira ormai l’aria della ripresa: in particolare i servizi di informazione e comunicazione (+24 imprese attive), quelli delle attività immobiliari (+60), delle attività professionali e di consulenza (+59), dei servizi di supporto alle imprese e della ricerca di personale (+34), delle attività artistiche e sportive (+19). In complesso, si tratta di oltre 200 imprese in più attive nel terziario avanzato.
La riduzione del numero di imprese riguarda tutto il territorio regionale, a cominciare da Macerata (-337) e Pesaro Urbino (-311). La provincia di Ancona perse 298 aziende, seguita da Fermo (-187) e Ascoli Piceno (-134). In calo nelle Marche le imprese individuali (-1.219) e le società di persone (-205), aumentano le Pmi dalle forme giuridiche più moderne tra cui le società di capitali che aumentano ancora di 186 unità e sfiorano ormai quota 40mila imprese registrate, un quinto del totale imprese.
Cala il fatturato e crollano gli investimenti. Secondo l’Osservatorio Trend Marche, i ricavi sono diminuiti dello 0,9 per cento dopo che nel 2015 erano aumentati del 3,9 per cento. Questo è avvenuto soprattutto per effetto della diminuzione del fatturato conto terzi (-2,9 per cento). “A preoccupare, in prospettiva futura, non è tanto la contrazione dei ricavi – ha precisato Ilario Favaretto – quanto il crollo degli investimenti che in dodici mesi sono scesi del 40,7 per cento. Calano le spese per consumi (-8,6 per cento) e quindi anche la produzione ha perso colpi. Resta positiva solo la dinamica delle spese per le retribuzioni (+2,8%) ma nel 2015 avevano avuto un balzo in avanti del 15,7 per cento”.
Guardando al fatturato dei diversi settori si ha un calo dell’1,2% nei servizi e dello 0,7% nelle costruzioni, mentre i ricavi nel comparto manifatturiero salgono dello 0,2%. Tra i settori manifatturieri in ribasso il fatturato nel mobile (-1,3) e nella meccanica (-1,1) e in lieve rialzo nel tessile abbigliamento (+1,6). Nel terziario, bene i trasporti (+1,5) e i servizi di ristorazione e turismo (+1,6). Male i servizi a persone e famiglie (-0,4) e tutti gli altri servizi (-2,6).
Nonostante tutto, il 38,3% delle imprese delle Marche innova; di queste, il 38,8% ha introdotto un prodotto o servizio che costituisce una novità per il mercato di riferimento, mentre il 16,9% ha introdotto un prodotto che rappresenta una novità per il mercato internazionale. Per Gian Luca Gregori, pro rettore dell’Università Politecnica delle Marche, “gli artigiani restano dunque i principali attori dei processi innovativi. Il il Focus condotto tra gli imprenditori ci racconta che l’innovazione nasce dalle esigenze del settore nel quale gli artigiani operano, dalle sollecitazioni dei clienti, dalle proposte dei fornitori, e che si sviluppa dalla collaborazione con il personale aziendale, con enti di ricerca e università. Da sottolineare il fatto che gli artigiani dei settori più tradizionali hanno capito che la digitalizzazione è fondamentale per progredire ed essere competitivi sui mercati”.