JESI- Questo che illumina piazza della Repubblica e ci fa respirare un po’ di atmosfera natalizia è l’ultimo abete di Natale che vedremo in piazza: siamo dentro la storia, perché dal prossimo anno in questo luogo simbolo della città, sorgerà l’obelisco con la fontana dei leoni, spostato da piazza Federico II per volontà testamentaria di Cassio Morosetti, il noto vignettista che ha lasciato 2 milioni in eredità al Comune con il vincolo stringente di usarli per il trasferimento del monumento, entro un anno dalla stipula dell’atto notarile. Decisione che ha anche ottenuto il benestare della Soprintendenza delle Marche. Ma che ne pensano gli jesini? L’opinione pubblica si divide.
«Pur con un velo di nostalgia e di curiosità legata alle foto di mia nonna quando l’obelisco, nel dopoguerra, sorgeva in piazza della Repubblica, credo che quello sia passato. Il passato insegna, ma non va rivissuto. Ora dobbiamo guardare al futuro», dice il regista jesino Matteo Mazzoni, che trova anche inappropriato come l’obelisco con la fontana possano costituire un ostacolo per godere della bellezza della facciata del Teatro Pergolesi. «Oltretutto, con l’obelisco al centro della piazza, avranno la stessa libertà di manovra i tir con le scenografie e gli elementi scenici per gli spettacoli teatrali e le stagioni liriche?»
«La questione mi interessa guardarla dal punto di vista armonico – sottolinea il maestro Carlo Cecchi, docente e artista il cui studio si affaccia proprio su piazza Federico II – spostando l’obelisco in piazza della Repubblica, lì si creerebbe un esubero di simboli, sbagliato a mio avviso, mentre in piazza Federico II resterebbe uno spazio vuoto snaturando questa piazza che ha comunque una sua bellezza e un suo equilibrio».
E se queste festività saranno certamente vissute sottotono per via dell’emergenza sanitaria, le tradizionali luminarie – già accese per le vie del centro, nelle piazze senza tralasciare i quartieri periferici – riscaldano un po’ il cuore. Ma l’intermittenza non spegne le polemiche: fontana sì o fontana no? Per tanti jesini l’obelisco dovrebbe restare esattamente dov’è, nella sua piazza Federico II. Per questioni logistiche, di appartenenza, di affezione, di sicurezza per il passaggio dei mezzi di soccorso e anche solo di principio. E se sui social impazzano i fotomontaggi ironici con le più disparate proposte – dalla vignetta di Danila Marasca e al monolite di Diego Cecchini, fino all’obelisco piazzato in un atollo tropicale – il presidente del consiglio comunale Daniele Massaccesi invita al ragionamento, portando come esempio Parigi dove vicino all’obelisco sono posizionati alberi di Natale: come dire «le soluzioni si trovano per il bene della città».
«La mia era una provocazione – spiega Massaccesi – e come tale, spero che venga presa. Nessun paragone con Place-Vendome a Parigi, ma solo lo stimolo a pensare che se in una piazza così sorgono un obelisco con monumento e diversi alberi di Natale, perché a Jesi non possiamo ragionare su possibilità diverse? Sembra che tutta la questione adesso si riduca alla presenza dell’abete in piazza. Non è così, anzi si possono trovare soluzioni intelligenti per avere l’obelisco e la fontana dei leoni ma anche i simboli del Natale». E se venerdì pomeriggio il movimento di minoranza Jesi in Comune ha fatto il punto in streaming sulle azioni da intraprendere per bloccare lo spostamento del monumento di piazza Federico II, dopo che la proposta avanzata col Pd di un referendum è stata bocciata in consiglio comunale (https://www.centropagina.it/jesi/lascito-morosetti-fontana-leoni-jesi-in-comune-referendum-abrogativo), i cittadini hanno visto questa decisione come un atto anti-democratico.
«Un’Amministrazione non può decidere su questioni che interessano la città solo sulla base della volontà di un singolo senza estendere la partecipazione alla cittadinanza, altrimenti viene meno l’aspetto imprescindibile della condivisione democratica – sottolinea l’ingegnere Serena Volpintesta -. Piazza della Repubblica è un bellissimo luogo di condivisione e di socializzazione, dove coppie, famiglie e bambini possono incontrarsi. Mi auguro che resti così com’è».