Con centinaia di chilometri macinati a piedi da costa a costa, dal Tirreno all’Adriatico, i due jesini Giulia Boria e Gabriele Galdelli sono i primi ad aver percorso integralmente quest’anno il Cammino della Linea Gotica, l’itinerario di “trekking civile” sui luoghi della II Guerra Mondiale e della Resistenza. L’impresa dei due giovani – lei segretaria, lui operatore sociale – è stata compiuta dal 2 al 19 agosto 2020, lungo il percorso di 500 km e 26 tappe promosso dall’associazione culturale e sportiva “Fuori dalle vie maestre”, nata in seno alla cooperativa sociale Costess di Jesi per diffondere la cultura della memoria, della cittadinanza responsabile, della conoscenza storica, ambientale e paesaggistica.
Il Cammino sulla linea Gotica è un itinerario percorribile sia a piedi che in mountain bike, che congiunge Cinquale in provincia di Massa Carrara a Montecchio in provincia di Pesaro Urbino, per un totale di circa 26 tappe e 145 ore di cammino. Il percorso unisce la passione per l’escursionismo al desiderio di conoscere meglio un passato che rappresenta, seppur tragicamente, il crogiolo di quei comportamenti, idee e valori da cui è nata la Costituzione italiana.
C’è il gusto di camminare in mezzo al verde, su sentieri, mulattiere, carrarecce e stradine poco trafficate, ma c’è anche la volontà di realizzare una sorta di pellegrinaggio laico, riprendendo l’invito di Piero Calamandrei «Se volete andare in pellegrinaggio nel luogo in cui è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani».
Per questo il Cammino tocca tanto il cuore della Linea Gotica (dove furono costruite le fortificazioni e si scontrarono Tedeschi ed Alleati), quanto i luoghi delle distruzioni e delle stragi e, non ultimo, i luoghi in cui donne e uomini della Resistenza, spesso sacrificando la vita, lottarono contro gli occupanti e – riscattando la vergogna dell’Italia fascista – gettarono le basi morali dell’Italia repubblicana.
Lungo la Linea Gotica, dai primi mesi del ’44, reparti addestrati compirono eccidi e stragi in molte località di Toscana, Umbria, Marche, Emilia-Romagna. Vennero poi i bombardamenti degli Alleati e, per finire, le distruzioni operate dai tedeschi al momento della ritirata.
Tale viaggio è stato affrontato dai due ragazzi con lo scopo di attraversare i luoghi di una memoria che, raccontano, «non può essere custodita unicamente da pochi superstiti ma che deve essere condivisa e sopravvivere alle generazioni». Il racconto della loro avventura è stato pubblicato in questi giorni sul blog dei viaggiatori del Cammino della Linea Gotica.
«Abbiamo percorso integralmente il Cammino della Linea Gotica dal 2 al 19 agosto 2020 – raccontano -. Giulia era alla sua prima esperienza di cammino; Gabriele no. Giulia aveva paura di non avere la forza di portare il suo zaino fino alla fine; temeva che 500 km fossero troppi per i suoi piedi e che le continue salite e discese avrebbero affaticato all’inverosimile le sue ginocchia. Gabriele aveva le stesse paure, ma non lo diceva».
Nel loro diario di viaggio, intenso ed emozionante, si definiscono due “ritornanti”. «Percorsi pochissimi chilometri, neppure la metà di quelli che dividono la stazione ferroviaria di Forte dei Marmi, da cui siamo partiti, a Cinquale, abbiamo capito che noi stavamo ritornando. Stavamo ritornando verso le Marche, la nostra regione; stavamo ritornando all’essenzialità: pochi comfort, un paio di scarpe, una tenda, due mandorle in tasca e tanto cammino; stavamo ritornando alla natura animale dell’uomo capace di muoversi non tra auto, semafori e palazzi, ma tra faggi, castagni, rocce e torrenti; stavamo ritornando indietro con la memoria ad un passato, tanto recente nei fatti, quanto apparentemente dimenticato, quasi fosse un trapassato, a giudicare dal comportamento, dalle affermazioni, dai motti, che vanno di moda oggi, nel ventennio del nuovo millennio (o nel nuovo ventennio di questo millennio?)».
«La storia l’abbiamo studiata tra i banchi di scuola. Due parole sugli etruschi, tre sugli egizi, quattro sui greci, cinque su romani e barbari; poi le guerre, tante, un metronomo che ha da sempre scandito la vita e la morte del genere umano. La Prima Guerra Mondiale non fu sufficiente, serviva qualcosa di più grande per raggiungere il baratro: la Seconda Guerra Mondiale. Abbiamo capito che c’era un colore e che ce n’era un altro. Abbiamo letto che ci sono stati morti, tanti, troppi. Abbiamo mandato a memoria due date, forse tre. Abbiamo preso una posizione, netta, definita. Poi però siamo andati avanti con il programma scolastico e abbiamo voltato una pagina, poi un’altra e un’altra ancora. Mancava qualcosa però tra le righe stampate in quel libro. Mancava la forza drammatica e disarmante dell’esperienza diretta; quel vedere con i propri occhi, toccare con le proprie mani (e con i propri piedi, nel nostro caso) ogni centimetro di terra in cui la guerra si è combattuta per davvero. Essere in quei luoghi, con la consapevolezza di esserci per un determinato motivo, con la conoscenza precisa degli avvenimenti storici, trasforma lo studio teorico e scolastico in un profondo e concreto atto partecipativo e politico. Scegliere di ripercorrere la Linea Gotica è stata per noi una scelta politica; decidere di non dimenticare è per noi una scelta politica».