JESI – «Quello che conta è ciò che questo edificio rappresenta: il sentire la solidarietà che vince l’indifferenza per poterci avvicinare a chi soffre».
Sintesi magistrale del vescovo di Jesi, don Gerardo Rocconi, all’inaugurazione del Centro Servizi Caritas “Padre Oscar” avvenuta ieri sera, 9 novembre.
Tantissima gente, amministratori e consiglieri comunali, a far da cornice ad un evento che ha visto anche la presenza del cardinale Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana.
Il Centro è già attivo dal 19 aprile scorso con una media-presenze, tra pranzo e cena, di 50 persone e il coinvolgimento di 150 volontari, come ha spiegato il direttore, Marco D’Aurizio, ma in programma ci sono ancora altri servizi da attivare, come l’accoglienza notturna e l’emporio alimentare.
«Non dobbiamo chiudere occhi e cuore di fronte a chi ha bisogno – ha sottolineato don Gerardo prima del taglio del nastro -. L’amore per il prossimo non va delegato ma vissuto in prima persona».
Presente, in veste ufficiale, anche il sindaco di Jesi, Massimo Bacci, che ha elogiato l’opera portata a compimento «anche di fronte a difficoltà iniziali. Ma proprio il vescovo ha dimostrato una determinazione che mi ha molto colpito. Per questo lo abbiamo insignito della cittadinanza benemerita. Questa è una struttura che viene incontro alle necessità primarie di alcune persone, ce n’era bisogno. Con la Caritas abbiamo sviluppato vari percorsi insieme, come il “Tavolo della solidarietà” per la distribuzione di cibo alle famiglie bisognose, il laboratorio di sartoria “Recò”, a dimostrazione che la sinergia tra terzo settore e pubblico sta funzionando».
Il cardinale Francesco Montenegro si è complimentato per «questo cammino insieme, Chiesa e istituzioni pubbliche. Quando si mette la povertà al centro della nostra vita, si cresce. E questo Centro è un segno, una lampada accesa che ricorda come qui c’è qualcuno, c’è l’uomo che ha bisogno di sentirsi tale. Che questa lampada resti sempre accesa per portare conforto».
Anche Sergio Mosconi, presidente dell’Asp 9, – Azienda servizi alla persona – ha voluto sottolineare come «la parte pubblica e l’associazionismo stanno ottenendo risultati importanti. La collaborazione deve essere un dovere nei confronti della comunità. Siamo partiti con la “Casa delle genti“, due anni fa, per dare un tetto a chi non l’aveva. Questo Centro è un ulteriore passo, più mirato verso il reinserimento sociale. E tutto questo dà una identità di grande valore a una comunità come la nostra».