FABRIANO – Apprezzamento da parte dei comuni di Fabriano e Sassoferrato per la decisione della giunta regionale e dell’Assessorato all’Ambiente di sostenere la proposta formulata dai rispettivi Sindaci Daniela Ghergo e Maurizio Greci di chiedere al Ministero per l’Ambiente, attraverso il Consiglio Regionale, di avviare la procedura dell’Iniziativa Pubblica per il parco eolico sul Monte Miesola che prevede l’installazione di otto pale eoliche alte 200 metri. Probabilmente nella seduta del consiglio regionale del 21 maggio prossimo, a seguito dell’approvazione all’unanimità nell’apposita Commissione Governo del territorio, la proposta dell’atto amministrativo sarà discusso e approvato in Assise e, dunque, l’iter partirà ufficialmente.
«L’adesione della Giunta Regionale alla richiesta che abbiamo rivolto al Consiglio Regionale affinché solleciti il Ministero per l’Ambiente ad adottare la procedura dell’Iniziativa Pubblica – dichiarano i sindaci di Fabriano Daniela Ghergo e di Sassoferrato Maurizio Greci – va nella direzione da noi auspicata e rafforza la nostra posizione in ordine all’opportunità di un dibattito che coinvolga tutti i soggetti coinvolti e dia voce ai territori interessati da questo progetto. Le nostre amministrazioni sono a favore delle energie rinnovabili, ma ritengono necessaria una regolamentazione legislativa che consenta ai territori interessati dai progetti di impianti di energie alternative di individuare le aree idonee sul proprio territorio, evitando che esso venga deturpato in modo irrimediabile. Auspichiamo che la Giunta Regionale e l’Assessorato all’Ambiente si facciano promotori di modifiche normative che tutelino i territori delle aree interne e montane, che sono le più interessate, e che il Consiglio Regionale dia seguito alla nostra richiesta, da rivolgere al Ministero, affinché adotti la procedura di iniziativa pubblica».
Legambiente
Sull’argomento è intervenuta anche Legambiente Marche. «Per realizzare la transizione energetica nelle Marche dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili ci servono anche i grandi impianti – dichiara Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche – di fronte a questa necessità ambientale ed economica, è necessario realizzare gli impianti giusti nei luoghi idonei. L’energia del vento assieme alle altre fonti rinnovabili sarà determinante per chiudere definitivamente tutte le fonti fossili da cui siamo ancora fortemente dipendenti che ci condizionano a livello economico e soprattutto ambientale. Spesso infatti i grandi impianti vengono contestati per l’impatto paesaggistico che possono creare, quando invece dovremmo preoccuparci prioritariamente dell’impatto ambientale che sta causando il cambiamento climatico, un fenomeno che sta alterando permanentemente il nostro paesaggio, a discapito della biodiversità e del futuro delle prossime generazioni».
L’associazione sottolinea quindi la necessità di trovare un punto di equilibrio tra la tutela del paesaggio e la produzione di energia pulita. «Partiamo da un dato – continua Ciarulli – le Marche sono tra le Regioni con il più alto deficit energetico rispetto al fabbisogno annuale. Stabilmente da oltre 10 anni, siamo costretti ad importare circa il 70% dell’energia elettrica di cui abbiamo bisogno da altre Regioni, in tutti questi anni non si è fatto un solo passo avanti sotto il profilo della produzione di energia pulita. In questo scenario marchigiano di immobilismo energetico, l’eolico attualmente riesce a contribuire ad una produzione di energia che copre appena lo 0,5% del nostro fabbisogno annuale, inutile dire che dovremmo fare molto di più e che senza grandi impianti sarà impossibile fare progressi e smarcarci da carbone e gas».
Secondo Legambiente Marche, per tutelare il paesaggio e quindi raggiungere un equilibrio tra tutela del territorio e produzione di energia pulita «sarà sufficiente una governance del territorio che identifichi le aree idonee e non, scongiurando sia una sovrapposizione di progetti in aree ravvicinare, ma anche l’intenzione di chi non vuole semplicemente realizzare gli impianti vicino a dove vive o opera, nel nome di una sorta di ambientalismo egoistico».
In questo percorso delicato e complesso, l’Inchiesta Pubblica sollecitata in primis dai Comuni di Fabriano, Sassoferrato e dall’Unione Montana Esino Frasassi e rilanciata dalla Regione Marche, sembra uno strumento utile alla corretta realizzazione di questi impianti. «Un’inchiesta pubblica per sollecitare maggiormente la partecipazione popolare ci sembra molto utile – conclude Ciarulli – i processi partecipativi sono un tassello fondamentale per realizzare una transizione energetica. Di fronte a questi meccanismi di partecipazione, a volte i progetti vengono migliorati, i soggetti proponenti di questi impianti devono rispondere alle domande che una comunità legittimamente pone».