JESI – Finalmente, forse, Raffaello e Colocci. Arriva l’annuncio dell’apertura, il prossimo 20 maggio, della mostra sui rapporti fra il grande artista urbinate e l’umanista jesino Angelo Colocci, coevi nella Roma dei Papi del Rinascimento e legati da rapporti culturali e intellettuali. L’evento, originariamente inquadrato nelle celebrazioni nazionali per il cinquecentenario, nel 2020, della scomparsa di Raffaello, era stato più volte rimandato a causa della pandemia. Ultimo rinvio, dopo quelli dello scorso anno, nel mese di marzo da poco alle spalle. E non è un caso che l’annuncio della prossima apertura della mostra arrivi, da Palazzo Pianetti dove si terrà, oggi 6 aprile: è infatti la data in cui ricorrono i 501 anni dalla morte del Sanzio.
«Siamo lieti di annunciare – è la comunicazione- che dal 20 maggio al 30 settembre le nuove “Sale Betto Tesei” di Palazzo Pianetti ospiteranno una mostra incentrata sul rapporto tra questi due illustri esponenti del Rinascimento italiano e il loro prezioso contribuito per la riscoperta del mondo antico. Il 6 aprile del 1520 si spegneva precocemente il talento di Raffaello e iniziava a splendere il mito del “divin pittore” che “.. non fu superato in nulla, e sembra radunare in sé tutte le buone qualità degli antichi”. In pochi sanno che ad accompagnare e ispirare l’artista urbinate nella creazione di molti dei suoi capolavori romani è stato Angelo Colocci, poliedrico umanista jesino e intellettuale di spicco alla corte pontificia»
L’evento “Raffaello e Colocci. Bellezza e Scienza nella costruzione del mito della Roma antica” è a cura di Giorgio Mangani, Francesco Di Teodoro, Ingrid Rowland, Vincenzo Farinella e Paolo Clini. Colocci, è la tesi, è stato l’ispiratore del ciclo di affreschi della Stanza della Segnatura in Vaticano e sarebbe anche staro ritratto da Raffaello fra le figure della celeberrima Scuola di Atene.