Jesi-Fabriano

Via Resistenza e antifascismo dallo Statuto, assemblea pubblica dell’Anpi a Jesi

Convocata per il 19 dicembre alle 18 alla ex II circoscrizione di via San Francesco mentre l'ex sindaco e senatore Aroldo Cascia fa appello all'attuale primo cittadino Massimo Bacci: «Si ricordi di Pacifico Carotti e si opponga!»

Anpi nazionale

JESI – L’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, convoca per mercoledì 19 dicembre prossimo, alle 18 nella sala ex II circoscrizione di via San Francesco, una assemblea pubblica per «reagire alle inaccettabili modifiche dello Statuto della Città di Jesi che il Consiglio si appresta ad approvare». Modifiche che eliminerebbero i riferimenti ad antifascismo e Resistenza quali valori e introdurrebbero invece il richiamo al titolo “Città Regia”. L’Anpi fa appello ad «associazioni, forze politiche, sindacati, movimenti, cittadine e cittadini antifascisti e democratici da sempre. Sollecitiamo la più ampia partecipazione, anche in risposta al mancato coinvolgimento della società civile e della cittadinanza, come previsto dallo stesso Statuto. Sarà l’occasione per far sentire la nostra voce a chi ha pensato di poter cancellare la storia recente della nostra città».

Il già sindaco di Jesi e senatore Aroldo Cascia

La questione della modifica dello Statuto era salita alla ribalta in occasione dell’ultimo Consiglio comunale e poi, dopo le polemiche che ne erano scaturite, era stata rinviata. È l’ex sindaco e senatore Aroldo Cascia a rivolgersi con una lettere aperta sul tema all’attuale primo cittadino Massimo Bacci. «Signor Sindaco – scrive Cascia -, Le faccio presente che classificare Jesi “città regia” non ha alcun fondamento storico come più volte dimostrato nel passato allorché, come ora, rigurgiti di provincialismo culturale ispirarono altri proponenti (tra i quali si distinse un podestà fascista) mai accontentati da chi aveva più cultura di costoro. Giacché Lei, all’inizio del mandato, volle richiamarsi, come esempio, al sindaco Pacifico Carotti, Le faccio presente che Egli respinse sempre con decisione, e giustamente, proposte di tal fatta. Voler cancellare il richiamo esplicito, diretto, distinto, all’Antifascismo e alla Resistenza, significa conferire una diversa identità alla nostra città, rispetto a quella con la quale essa ha partecipato alla storia della nascita della nostra Italia repubblicana. Perché lo si vuol fare? E Lei, perché non si oppone? Non si trinceri dietro “è la volontà del Consiglio”! Lei è capo di una maggioranza che L’ha sostenuta e deve rispondere anche di e per essa. La invito ad assumere le Sue responsabilità».

Ad essere cassato nella proposta di nuovo Statuto era stato fra gli altri tutto l’articolo 4 dei “Principi e finalità generali”. Dentro c’erano finiti «difesa e affermazione dei valori dell’antifascismo e della Resistenza». Ma anche «il riconoscimento del carattere laico della città». Quasi tutto ripreso e ampliato in un nuovo e corposo articolo 1, dove fra le altre cose il Comune di Jesi «opera nel rispetto e nell’eguaglianza dei cittadini, contrastando l’ideologia nazifascista, tutti i regimi totalitari, intolleranza e odio». Ma il termine antifascismo e la Resistenza non ci sono più. C’è invece: «Il Comune di Jesi vanta una lunga storia, documentata nei secoli da titoli gloriosi come quello di “Città Regia”». Solo la segnalazione sui social, del presidente provinciale dell’Anpi, jesino, Daniele Fancello, una manciata di ore prima della seduta consiliare per l’approvazione, aveva fatto emergere la questione.

La maggioranza in consiglio comunale a Jesi
La maggioranza in consiglio comunale a Jesi

Sulla modifica aveva lavorato un team composto dai capigruppo delle otto liste in Consiglio, tre esterni indicati dal presidente Daniele Massaccesi (Paolo Cingolani, già presidente del Consiglio; Matteo Marasca, già consigliere comunale e capogruppo Pd; Rolando Roncarelli, già assessore alla partecipazione), l’assessore alla partecipazione Paola Lenti e il segretario generale Luigi Albano.