JESI – «I nostri figli sarebbero dovuti tornare nelle aule della Martiri della Libertà nel settembre 2018. Ma ad oggi il cantiere è fermo e dei lavori non se ne vede la fine». È così sbarcata nell’aula consiliare, con un blitz a sorpresa, la protesta dei genitori dei piccoli alunni della scuola primaria di via Asiago di Jesi, dove i lavori di adeguamento strutturale e antincendio – coperti da un finanziamento del Ministero dell’Istruzione per circa 500 mila euro – sarebbero dovuti durare un anno. Non è stato così e non si sa al momento, complici i problemi fra l’azienda assegnataria dei lavori e il Comune, quando finiranno
«Ridateci la nostra scuola», «Guardateci, siamo gli alunni della Martiri della Libertà che non c’è», Aprite quella porta»: sono alcuni dei messaggi sui cartelli in mano a genitori e bimbi.
«Le dieci classi sono state suddivise fra altri tre plessi in città, – spiegano i genitori – la Perchi a Minonna, la Mazzini al Prato, la Federico II a San Savino. Con difficoltà enormi di spostamento dall’uno all’altro per noi tutti. La navetta messa a disposizione dal Comune raccoglie i bambini alla Martiri e poi fa il giro fra le tre scuole: nel traffico, capita continuamente che ci sia chi entra in classe con mezz’ora e più di ritardo al mattino. Per non parlare del fatto che il pulmino, per raggiungere la Perchi, non può passare sul ponte San Carlo e deve fare il giro lungo, per Piandelmedico».
Non solo. «Ci sono le difficoltà di convivenza in scuole già piene, dove per fare spazio ai nostri figli sono stati utilizzati i laboratori, di cui dunque non possono usufruire né gli alunni che già c’erano né i nuovi, che debbono costantemente sentirsi “ospiti”. Alla Federico II, dove sono insieme i bimbi della primaria e gli alunni delle medie e gli orari sono sfalsati fra le due, finisce che i nostri non possono uscire neanche in corridoio per fare merenda, perché disturberebbero i più grandi che stanno studiando in classe».
C’è poi la questione del materiale abbandonato da quasi due anni alla Martiri della Libertà: banchi, libri, computer lasciati lì «perché tanto il cantiere sarebbe durato solo un anno». Infine, «i bimbi hanno diritto ad una scuola che sentano “loro”, dove crescere».
Dal sindaco Massimo Bacci la promessa ai genitori di un prossimo incontro.