JESI – Una giornata dedicata all’accoglienza, per abbattere i muri fisici e mentali quella di venerdì prossimo, 23 giugno, ai giardini pubblici di Jesi.
Prima e seconda accoglienza. A fare chiarezza sulla questione è stato Marcos Lopez, coordinatore provinciale del Gus: «Attualmente in Vallesina sono 94 le persone accolte come prima accoglienza, mentre rientrano nel progetto di seconda accoglienza 55 uomini adulti per Jesi, 23 tra uomini, donne e bambini per Chiaravalle, e 22 persone ad Osimo. Persone che rimangono nel territorio dai 6 mesi al massimo ad un anno. Al momento sono undici a Jesi gli appartamenti affittati a questo scopo, cinque a Chiaravalle. In tutto il territorio contiamo su una ventina di operatori che lavorano in questo settore. Diciamo che in nove anni complessivi di progetto Sprar, a Jesi sono stati ospitati un totale di 450 persone circa. Molti trascorso il periodo di accoglienza raggiungono i parenti, difficilmente rimangono qui: una cinquantina in questi anni ha studiato e preso una laurea con la quale sono diventati nostri operatori». Lopez entra anche nel dibattito sullo Ius Soli «fondamentale per i bambini nati in un territorio democratico».
Come si fa accoglienza. Sfatato il mito dei 35 euro al giorno, come funziona la seconda accoglienza? Susanna Mari coordinatrice del progetto Sprar di Jesi spiega che si lavora per consentire ai beneficiari «di avere gli strumenti per l’autonomia della persona: seguono tirocini formativi, borse lavoro, corsi di lingua, viene fornita nei casi richiesti assistenza psicologica e legale. Le risorse vengono reinvestite sui territori, non sono soldi che prendono i migranti. Per quanto riguarda invece la prima accoglienza ovviamente seguono dei corsi di italiano e di formazione primaria». L’immigrazione, da dieci anni a questa parte cioè da quando Jesi porta avanti il progetto Sprar, è profondamente cambiata: «Il sistema italiano di accoglienza è molto valido rispetto ad altri esempi in Europa – commenta Lopez – Il fatto è che non si riesce a stare al passo con gli avvenimenti. In dieci anni sono aumentate le popolazioni che scappano, dal conflitto libico vengono soprattutto dall’Asia. Basti pensare che il 95% delle persone che scappano ha subito atrocità inenarrabili, la cosiddetta schiavitù moderna, in Libia».
Il programma della giornata. Saranno i giardini di viale Cavallotti ad ospitare la Giornata Mondiale del Rifugiato. L’appuntamento è venerdì prossimo, 23 giugno, con un programma davvero ricco: si inizia alle 18 con l’apertura degli stand delle associazioni che partecipano alla manifestazione, quindi l’avvio delle attività tenute dai rifugiati e richiedenti asilo accolti dal Gus. Dopo i saluti delle istituzioni, previsti per le 20, la serata prosegue con “Babel” esito finale del laboratorio di Teatro di Comunità svoltosi a Jesi grazie all’Atgtp. «Abbiamo immaginato un mondo in cui le regole valgono per tutti – ha detto Grazia Tiberi che ha lavorato insieme all’attrice Lucia Palozzi – E lavorato con altre persone senza chiederci da dove venissero. In tutto sono una ventina le persone che hanno partecipato, stranieri e italiani che si sono iscritti spontaneamente». La serata si chiude sulla note raggae dei Jolebalalla. Per tutta la durata dell’evento saranno presenti dei punti ristoro. Quest’anno dunque, niente preghiera in Piazza: «Non per evitare le polemiche dello scorso anno – ha precisato l’assessore Luca Butini – chi ha criticato non aveva capito granché di quell’evento, ma abbiamo optato per una manifestazione diversa perché la necessità dei migranti è quella di farsi conoscere».