JESI – «Non possiamo andare avanti così, siamo allo stremo delle forze e degli spazi». Il Presidente del Comitato per la difesa dell’ospedale di Jesi Area Vasta 2 dottor Franco Iantosca mette i puntini sulle “i” in una situazione di affanno generalizzata, in cui l’ospedale Carlo Urbani si trova ad affrontare la terza ondata pandemica ma a discapito degli altri pazienti. «Non se ne può più, la situazione è gravissima – lamenta il presidente – le chirurgie sono state chiuse, ridotti all’osso i posti letto di Ortopedia/Chirurgia/Urologia, non si possono più affrontare le urgenze e arrivano continuamente positivi da tutta la regione… ma esistono anche altri malati oltre a quelli Covid e hanno lo stesso sacrosanto diritto di essere curati!». Il presidente Iantosca ha fatto come sempre di più rispetto al solo “j’accuse”: ha anche tentato di esporre la problematica in Regione. Ma per il momento, senza successo.
«Ho chiesto un incontro con il presidente della giunta Francesco Acquaroli e con l’assessore alla sanità regionale Filippo Saltamartini – spiega – per affrontare con loro due nodi fondamentali che rischiano di minare il lavoro del nostro ospedale e il suo ruolo: la carenza ormai cronica di personale medico e infermieristico, soprattutto a fronte di un impegno così grande cui sono chiamati in tutti i reparti e la despecializzazione del nostro ospedale, che con tutti questi tagli, accorpamenti e maxi afflussi di pazienti Covid rischia di trasformarsi in un “Covid hospital” e non lo possiamo permettere. La Regione intervenga subito». Il presidente Iantosca, che da sempre si batte per la difesa del ruolo chiave che il “Carlo Urbani” ha all’interno dell’Area Vasta 2 e della sanità regionale, attende che il Governatore Acquaroli dia seguito alla sua richiesta e non smuove di una virgola la sua posizione: «Il Carlo Urbani non si tocca».