JESI – Decisamente, non più l’ex circolo Reduci. Ma un ambiente tutto diverso, riportato alla luce riscoprendo quello che era stato più d’una vita fa. E pronto a diventare il nuovo Museo Archeologico di Jesi. Un tassello, al piano terra di Palazzo Pianetti, dei «nuovi Musei Civici, in una vera e propria Casa delle Arti che riunirà fino al terzo piano le collezioni archeologica, antica e moderna» spiega nel corso della visita al cantiere in via di completamento Romina Quarchioni, della Pinacoteca Civica. «Se attualmente il complesso dei Musei Civici, comprensivo dei Palazzi Pianetti e Colocci e del Museo per le Arti della Stampa, riceve annualmente circa 15mila visitatori, un terzo dei quali rappresentato dalle scolaresche del territorio, con l’Archeologico possiamo immaginare di arrivare a 20mila» prevede la dottoressa Quarchioni. Lavori conclusi entro il prossimo mese di maggio, spiegano progettisti e restauratore. «L’inaugurazione- dice il sindaco Massimo Bacci- avverrà probabilmente a luglio, con la prossima amministrazione, dato che dalla fine di aprile si entra, in vista del voto, nel periodo di sospensione delle attività ufficiali. Possiamo essere soddisfatti del lavoro compiuto, bravo l’assessore alla cultura Luca Butini a mettere d’accordo tutti e ottenere questo risultato». Perché a monte della realizzazione del nuovo Museo Archeologico, e della riscoperta di ambiente e decorazioni di pregio del piano terra di Palazzo Pianetti (le ex scuderie della dimora nobiliare), c’è anche la risoluzione di una datata controversia condominiale con il co-proprietario del prestigioso immobile.
Bacci inoltre svela: «La data per l’inaugurazione dell’altro Museo in arrivo, dedicato a Federico II, è stata fissata al 1 luglio. Tenendo presenti realizzazione della Salara e Polo enogastronomico regionale in divenire a Palazzo Balleani, direi che lasciamo molto di importante». Varati inoltre altri venti interventi di supporto al patrimonio artistico cittadino o di restauro finanziabili da privati con l’Art bonus: per poco più di 8mila euro c’è anche la ricollocazione della raccolta archeologica, per altri 15mila il restauro dei reperti trovati la scorsa estate al Campo Boario. E poi nuova linea grafica e comunicazione multimediale dei Musei Civici (dai 21mila ai 36mila euro), una copia 3D del Lapis Aesinensis (7mila) e restauri come quelli del monumento con leone rampante di piazza Indipendenza (15mila), della Fonte San Marco (60mila) con installazione anche di videosorveglianza, del portale cinquecentesco del chiostro di Sant’Agostino (11mila) oltre che di diversi preziosi e antichi testi della Biblioteca Planettiana.
Ad attendere i visitatori al piano terra di Palazzo Pianetti ci sarà una biglietteria unica per tutte e tre le raccolte (con ingressi integrati o separati) di fianco allo scalone d’accesso ai piani superiori. All’Archeologico si entrerà a sinistra dello scalone passando per l’ex studio del pittore Tesei, acquisito dal Comune nella risoluzione dei rapporti condominiali, insieme alla proprietà degli spazi comuni che un tempo fungevano da accesso all’ex circolo Reduci. All’oscuro antro di prima è stata ridata la luce. «Sono state abbattute le tamponature posticce, realizzate successivamente per chiudere gli spazi un tempo usati come scuderia- spiegano l’ing. Paolo Marcucci e l’arch. Gianluca Sforna, dello studio di Assisi che ha curato la progettazione- abbiamo riaperto gli archi, sui quali verranno poi applicate contro pareti di vetro, modulando la luce sugli oggetti espositi e garantendo privacy all’esterno per i fruitori privati del giardino. Le indagini preliminari all’intervento ci hanno permesso di riscoprire decorazioni originarie e il vecchio pavimento, una scoperta quasi archeologica che abbiamo deciso di mantenere». Al restauro degli ambienti ha lavorato Raffaele Burocchi dello studio Iguvium di Gubbio: «La situazione era molto compromessa, fra divisori degli spazi e decorazioni irriconoscibili. Le abbiamo il più possibile ripristinate». Dicono i progettisti: «Il visitatore camminerà su una pedana sopra il vecchio piano di calpestio, in sicurezza e lungo un percorso interamente privo di barriere architettoniche». Che restano però per l’accesso ai piano superiori. «Questi lavori- spiega l’arch. Francesca Sorbatti, dirigente dell’area servizi tecnici del Comune- ci hanno permesso di intavolare con la Soprintendenza il discorso relativo alla realizzazione di una ascensore che possa risolvere il problema. Ci stiamo lavorando». Il percorso del Museo farà passare il visitatore dalla preistoria ai reperti d’epoca picena, non solo jesini ma di tutto il territorio (Monteroberto, Castelbellino, Angeli di Rosora). Poi l’età romana nel corridoio ex scuderie e poi ex ingresso Reduci, dove ora sarà protagonista il pezzo forte della raccolta: il ciclo di statue di età giulio-claudia, di epoca a cavallo tra I secolo a.C. e I secolo d.C. coi dei ritratti degli imperatori Tiberio, Caligola ed Augusto. Infine l’aula didattica. Uscita dall’altro lato rispetto alla biglietteria, dalla parte dove si trova ora il plastico del centro storico.
Tutto frutto, dice Sorbatti, «di un programma che contava su fondi ministeriali ma si era inceppato e è ripartito nel 2014, con la firma d’una nuova convenzione. L’iter per i lavori è ripartito dall’ottobre 2015, tenuto conto degli 800 mila euro per la realizzazione del Museo e delle acquisizioni delle proprietà private e ex condominiali, una operazione da 1,3 milioni». E Jesi, dice l’assessore Butini, «è pronta a riavere dopo 8 anni il suo Museo Archeologico».