Romina De Luca è molto più di una numerologa: è una guida, un’artista, una visionaria che ha saputo unire mondi apparentemente distanti come la musica, la filosofia, l’arte e le discipline olistiche. Nata e cresciuta a Staffolo, un borgo incantevole nel cuore delle Marche, Romina ha portato con sé la ricchezza delle sue radici fino a Milano, in cui vive e lavora, dove venerdì scorso ha presentato con successo il suo nuovo spettacolo Parco Center.
Come musicista, ha calcato i palcoscenici di grandi eventi internazionali, da Sanremo alle Olimpiadi di Pechino, intrecciando il suo percorso artistico con una profonda ricerca interiore. Tra gli strumenti unici che utilizza nel suo lavoro, spicca un mazzo di carte ideato insieme all’artista marchigiana Simona Bramati. Inoltre, è la creatrice del podcast di successo Cercati nei Numeris, dove crea contenuti e ospita personaggi di spicco del mondo dello spettacolo, come la cantante Elisa.
Attraverso la numerologia pitagorica, lo studio degli archetipi e lo Human Design, Romina accompagna creativi, performer e persone comuni in un viaggio che parte dalla scoperta di sé per arrivare al posizionamento artistico e discografico. Il suo lavoro riflette un equilibrio unico tra le sue origini marchigiane, il dinamismo di Milano e la sua passione per l’arte e l’umanità.
In questa lunga intervista, esploriamo il suo approccio innovativo, la filosofia che guida il suo lavoro e la sua capacità di fondere arte, spiritualità e comunicazione per trasformare il talento in una forma concreta e autentica di espressione.
La numerologia è spesso vista come una disciplina esoterica. Come riesci a coniugare questo sapere antico con il mondo pragmatico della musica e del business artistico?
«La numerologia ha un aspetto molto pragmatico, che si può letteralmente sperimentare empiricamente. La differenza sta nel cambiare lo sguardo e accorgersi di certi movimenti, senza “credere” in qualcosa di esterno e non verificabile.
Gli artisti, in fondo, lo sanno ancestralmente: sono anime sensibili, vere e proprie “antenne col divino”, come le chiamo io. Per loro non è difficile comprendere ciò che è sottile; il problema, semmai, è il sistema del marketing, che risponde ad altre logiche. Ma Hollywood insegna: dietro molti artisti famosissimi c’è un lavoro di frequenze e armonie ben studiato. Quello che mi interessa di più è lavorare con persone e artisti che hanno bisogno di ritrovare la propria autenticità, che questo mondo spietato rischia di schiacciare. Il nostro compito in questa vita è ritrovare la nostra essenza: è la prima fonte di salute psicofisica. Come cantava un grande maestro, c’è sempre “un uno al di sopra del bene e del male”».
Hai parlato di “inquadrare la verità e il linguaggio” dell’artista attraverso la numerologia. Come definiresti la “verità” di un artista e come la numerologia può rivelarla?
«Attraverso l’analisi della propria mappa numerologica e un lavoro di interiorizzazione, si possono comprendere le nostre migliori qualità e i nostri schemi di personalità. Spesso questi ultimi ci portano a giustificarci con il mondo, sacrificando i nostri veri bisogni. Riconoscerli significa abbattere maschere che, sebbene funzionali al successo, non sempre lo sono per la nostra salute psicofisica. Alla fine, spetta alla persona decidere da che parte stare. Oggi vediamo molti giovani artisti che sentono la necessità di fermarsi, nonostante siano all’apice del successo. Questo perché la tecnologia vola, ma la nostra biologia ha tempi molto diversi. Ignorare questi tempi crea criticità psicofisiche che, prima o poi, portano a uno stop».
Utilizzi un mazzo di carte ideato insieme all’artista Simona Bramati. Qual è il significato di queste carte e come si inseriscono nel tuo processo di guida e supporto agli artisti?
«Le carte sono uno strumento straordinario, usato in accordo con la mappa numerologica della persona. Ogni carta rappresenta l’energia di un archetipo, simboli universali che abitano l’inconscio collettivo e alimentano l’immaginazione umana. Simona Bramati non si è limitata a dipingerle: dopo aver fatto un lavoro sulla propria mappa, le ha letteralmente canalizzate, trasformandole in un esercizio catartico. Queste carte hanno una potenza straordinaria nel creare connessioni e sblocchi, spesso più immediati delle parole. L’arte, al contrario della tecnologia, possiede un’anima, e questo le permette di creare legami profondi tra le persone».
Hai collaborato con artisti di fama internazionale. Quali tratti comuni hai notato nelle personalità di chi ha raggiunto il successo?
«Il primo tratto è l’amore autentico per la musica, unito alla necessità di esprimersi, indipendentemente dal risultato. Gli artisti veri si formano soprattutto attraverso le difficoltà. Un esempio è Gianni Morandi: dopo un momento di oblio, si è reinventato iscrivendosi al conservatorio, dimostrando che il successo nasce spesso dalla capacità di rialzarsi. Un altro è Paolo Nutini che, dopo il successo mondiale del suo primo album, ha deciso di fermarsi e tornare alle sue radici, vivendo per un anno a Lucca nella bottega del nonno falegname. Questo gesto gli ha permesso di ritrovare sé stesso».
Sei reduce dal successo di uno spettacolo che hai tenuto a Milano nei giorni scorsi. Ce ne vuoi parlare?
«Ho voluto sperimentare un collegamento reale tra i due mondi che amo: la numerologia e la musica. Sul palco, ho raccontato i numeri con l’altra faccia della mia voce: il canto. Questo mi ha permesso di re-innamorarmi del mio strumento e di creare un format che spero presto di portare anche nelle mie amate Marche».