JESI – «Un campionato senza favorite e senza squadre che ci si potrà permettere di sottovalutare. Dopo due anni di stop, i punti interrogativi ci sono per tutti. Noi partiamo da Livorno: campo ostico, squadra storica, con la tradizione delle formazioni toscane, sempre guerriere». Parola di Lucas Fagioli, nuovo team manager della Seniores del Rugby Jesi ’70. Il quindici dei leoni, affidato alla guida del tecnico German Greco, ha ora finalmente davanti a sé il calendario e un’idea del cammino che dovrà affrontare nel nuovo torneo di Serie B.
Si parte il 17 ottobre in trasferta a Livorno. Prima casalinga il 24, ricevendo il Valorugby Emilia. Girone con undici formazioni e, a turno, una giornata di riposo per tutte (per Jesi, la penultima). Fine d’andata il 20 febbraio, i giochi si chiuderanno il 5 giugno (Rugby Jesi a Roma contro l’Olimpic Club). Altre avversarie saranno Lions Amaranto, Modena Rugby, Imola, Cus Siena, Rugby Parma, Highlanders Formigine, Florentia Rugby.
«La voglia di tornare in campo, la fame, faranno la vera differenza- dice Fagioli- noi, dopo che due anni fa la pandemia ci ha fermati quando avevamo raggiunto un livello molto alto, sappiamo ora dove siamo. Ma non conosciamo a che punto siano gli altri e questo varrà per tutti. Quali società saranno uscite più o meno bene dalla fermata, magari con qualche giocatore che nel frattempo ha smesso o si è allontanato un pò? Lo si scoprirà solo in campo. Dove l’atteggiamento e la volontà permetteranno, a chi ne avrà di più, di farla da padrone».
Quanto al Rugby Jesi ’70, spiega il team manager: «Al momento dello stop, eravamo ad un punto tale da poter realmente pensare di puntare alla Serie A. Ora, inevitabilmente, ci si deve rimettere in moto e si riparte dalle basi. Manca qualche giocatore rispetto ad allora, c’è anche un nuovo allenatore che, estremamente bravo e esperto, dovrà comunque riportare le sue idee e la sua impronta sulla squadra. La voglia di fare è tanta, tecnicamente c’è chiaramente da lavorare».
In questo quadro, Lucas Fagioli si è rimesso in gioco con un nuovo ruolo in quel mondo del rugby che è da sempre nella sua vita. «Un passaggio che è stato molto naturale. A 42 anni, ho smesso da un paio di giocare. Poi la pandemia si è messa di mezzo. Ora che sembra finalmente si possa ricominciare, questo è il modo che mi si addice di più per continuare a stare vicino alla squadra. E il venerdì riesco anche ad allenarmi insieme a loro, ritrovando il contatto con la palla che mi manca davvero tanto».
Ricorda il team manager dei leoni: «Col rugby ho iniziato che avevo 4 anni, in Argentina. A 12 mi sono trasferito in Italia e, a parte un anno fuori, dalla Under 14 in poi ho sempre giocato col Rugby Jesi. Questo sport è uno stile di vita che ho preso alla lettera e che fa parte di me da sempre. Porta dei valori in cui mi ritrovo: se il tuo approccio alla vita è fatto di aiuto alla squadra, lealtà, senso del gruppo, grinta, il rugby ti lega a sé per sempre».