JESI – «Il rock non morirà mai. Il rock è vita». Basterebbe questo per descrivere, in poche parole, gli indomabili Run Chicken Run, band composta da quattro componenti provenienti dalla Vallesina e da Ancona che, sul palco, sembrano almeno il doppio. Palco dal quale, ogni tanto, scendono pure, concedendosi riff e pentatoniche fra il pubblico. La sezione ritmica è composta da Paolo Scarabotti al basso e dalla new entry Simone Medori alla batteria, che ha preso il posto da qualche mese di Mirko Santacroce. Ci pensano quindi Leonardo Piccioni e Michele Montesi, che canta anche, a dar colore con le loro chitarre a questa incalzante melodia hard-rock, arricchita qua e là da sezioni blues che richiamano alla mente Brian Johnson e Angus Young, Axl e Slash e compagnia roccheggiante.
I Run Chicken Run nascono dall’incontro in ambito lavorativo di Montesi e Piccioni. Il curioso nome arriva proprio al termine di un faticoso turno all’interno di un’azienda avicola locale. A fine giornata, i due amici notano un pollo scampato alla macellazione. “Corri, pollo, corri”, è ciò che, scherzando, si dicono. Una battuta, forse, ma anche un’esortazione a non dare nulla per scontato, a lottare per non farsi ingabbiare dal destino già scritto, che nella musica sono le tendenze in atto (piuttosto discutibili nell’ultimo periodo ndr.). Un atto di ribellione, insomma. E il rock è ribellione.
Scarabotti, il bassita, si aggiunge fin da subito e, dopo qualche cambio, si arriva alla formazione attuale, con l’anconetano Medori dietro rullante, piatti e grancassa. Due gli album all’attivo: “Open the grill”, uscito nel 2016 con la RaRa Records e “Don’t forget the wine”, il nuovo lavoro in uscita a ottobre 2018 (12 ottobre release digitale e 26 ottobre release “fisica”) con la Volcano Records. Lavoro anticipato dal singolo “Rust from space”.
Michele, Leonardo, Paolo e Simone, parto subito dalla domanda più complicata: il rock è morto, come sostiene qualcuno?
«Il rock non morirà mai. Il rock non è un semplice genere musicale, è vita. Come tutte le cose anche la musica attraversa i suoi periodi. Adesso vanno molto generi semplici, di facile comprensione. Ma c’è ancora chi ci crede e chi ascolta musica rock, molti più di quanti se ne pensi!»
Avete calcato palchi importanti, suonato assieme ad artisti di fama e, ogni tanto, persino fra il pubblico con i vostri jack wireless. Ma quali sono state, finora, le soddisfazioni più grandi?
«La soddisfazione più grande, per non cadere nel banale, è quella che ad ogni concerto viene fuori la grinta e la voglia di andare avanti. Non è poi cosi scontato, chi ha vissuto certe situazioni lo sa bene, continuare nonostante tutto. Il divertimento e lo stare bene nella band, dove tutti sono utili, e tutti sono indispensabili. Vedere gli amici che si divertono ai concerti, soprattutto quelli che non mancano mai».
Non solo loro, comunque. Anche gli addetti ai lavori mi sembra vi abbiano chiaramente notato..
«Il fatto di avere un’agenzia e un’etichetta discografica a supporto è un’altra bella soddisfazione, compreso quello che ne deriva: quest’anno siamo stati il gruppo di apertura dei Saxon nella data a Roma. Sempre nella Capitale abbiamo suonato con i Prophilax, ad Ottobre suoneremo con gli Atroci, abbiamo aperto il concerto a Thomas Silver (fondatore degli Hardcore Superstar) che è una persona impagabile, avremmo dovuto condividere il palco con Phil Rudd (batterista AC/DC), ma purtroppo non ha potuto lasciare l’Australia, e con Phil Campbell (chitarrista dei Motorhead) ma purtroppo è saltata la data. In più usciranno altre date di questo calibro entro la fine dell’anno (ma non possiamo anticipare nulla purtroppo!). Una gran bella soddisfazione».
Come sta la musica in Italia?
«La scena musicale in Italia è estremamente ricca di gruppi validi e pronti a scommettere sul futuro. Abbiamo avuto la fortuna di condividere il palco con alcuni di loro. Il problema è che vengono “oscurati”. Per assurdo, e diciamo per assurdo perché pensiamo che dovrebbe essere l’opposto, 90 locali/feste su 100 preferiscono la cover/tribute band. Ciò è ormai cosa nota. Vanno elogiati quei locali che danno spazio alla musica nuova, di qualunque genere essa sia. Ovviamente non è polemica, è comprensibile il punto di vista commerciale (i Run Chicken Run non sembrano giustamente molto convinti ndr.), l’affluenza di gente con i tributi ai noti artisti potrebbe essere maggiore. Ciò non toglie che il futuro ha bisogno di musica nuova, prima o poi quella che sentiamo da decenni romperà i coglioni».
Facciamo un gioco: mando da voi mio figlio adolescente (che non ho!). Quali band gli consigliate?
«Tutta la musica va ascoltata ed apprezzata, poi con il tempo si affinano i gusti. Sicuramente partire dalle origini non sarebbe male, da Robert Johnson ai grandi del blues. Poi se l’orientamento è verso il rock, sicuramente gli AC/DC, gli Airbourne, i Guns ‘n’ Roses, i Black Sabbath, gli Iron Maiden, i Motorhead. Solo per citarne alcuni».
A ottobre esce il vostro secondo album. Parlatecene un po’..
«Il nuovo album si chiama “Don’t forget the wine” ed uscirà il 12 Ottobre in formato digitale ed il 26 Ottobre con le copie fisiche. Viene prodotto e distribuito dalla Volcano Records, un’etichetta discografica con la quale abbiamo iniziato a collaborare da quest’anno. Segue le orme del primo album, con sonorità forse un po’ più heavy ma senza allontanarsi dal rock di base. Sono 10 tracce energiche e che rappresentano quello che siamo, il nostro stile e i nostri gusti. È uscito da poco il primo singolo “Rust from space” e ne uscirà un altro a fine settembre. Con la release uscirà anche il videoclip, da non perdere assolutamente!».
Avviso agli ascoltatori: qua non ci sono macchinette per la voce e loop station, ma solo taglienti overdrive e riff altamente infiammanti. Siete avvertiti (cosa state aspettando? Forza, andate ad ascoltarli!).