JESI – Matteo Salvini riempie piazza della Repubblica. Il leader della Lega è stato accolto oggi pomeriggio a Jesi da quasi 2000 persone con striscioni e bandiere. Tanti applausi, una pioggia di consensi.
Ma per tanto entusiasmo, d’altra parte c’è stata anche tanta contestazione: non certo una sorpresa per Salvini, abituato a manifestazioni di dissenso più o meno pittoresche da parte di singoli o di manifestanti.
E se piazza della Repubblica si è tinta di tricolori e delle bandiere della Lega, corso Matteotti – blindatissimo dal servizio d’ordine gestito dalla Questura di Ancona con un ampio dispiegamento di corpi speciali (Digos, Squadra mobile, Scientifica, Cinofili, Reparto Mobile, Commissariato di Jesi) e dai Carabinieri della Compagnia di Jesi – ha accolto invece il corteo dei manifestanti dei centri sociali.
Fischi, slogan e tentativi di forzare il cordone delle forze dell’ordine che ha letteralmente blindato piazza della Repubblica per consentire il regolare svolgimento del comizio del Carroccio mettendo di traverso i mezzi a ostruire il passaggio in corrispondenza di vicolo Saffi. «Il tuo populismo non ci fa paura, Jesi è una città di cultura», «Processateci tutti! Anche i tuoi commercialisti?», «meglio un morto in casa che un marchigiano leghista alla porta». Hanno anche scomodato Federico II, per dire no al leader della Lega, i 300 manifestanti del centro sociale Tnt di Jesi in corteo lungo il corso.
Non si è lasciato affatto intimidire Salvini, nella sua tappa jesina nell’ambito del tour elettorale in vista delle elezioni regionali nelle Marche. Salvini ha parlato di sanità, di salute, di territorio. Ha parlato di identità e di valore di una regione al plurale dove lavoro, diritti, scuola e pensioni non hanno colore politico. Alle provocazioni degli haters ha risposto con serenità «alla rabbia e gli insulti della sinistra posso dire che non è certo un comportamento democratico impedire agli altri di esprimere la propria ideologia – ha detto – comunque se loro sanno solo fischiare, lasciamoli fischiare. Sono orgoglioso che mentre loro sanno fischiettare, vediamo se lo faranno pure dopo il voto».
Salvini ha auspicato per la città un cambiamento forte da festeggiare a San Settimio, ha parlato di «alzare le barricate sul tentativo della sinistra di riportare in parlamento la legge Fornero» e ha parlato del processo che il prossimo 3 ottobre lo vedrà alla sbarra. «Rischio 15 anni di carcere per aver fatto quello che avevo promesso agli italiani – ha detto – chiudere i porti e controllare gli sbarchi. E se in quella sede mi chiederanno come mi dichiaro, io risponderò che mi dichiaro orgogliosamente colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani, il nostro onore, la nostra dignità, la nostra sicurezza e le nostre leggi».
Il leader della Lega si è trattenuto fino a tardo pomeriggio firmando autografi e facendo selfie e foto con tantissimi sostenitori.
Alla contestazione lungo il corso non ha partecipato lo zoccolo duro di anarchici e varie associazioni di sinistra e antifasciste, tra cui Anpi e Arci. «Non ci saremo – hanno fatto sapere – ma siamo comunque nella Resistenza a Jesi, città antifascista e dai chiari valori democratici» non ci saremo «perché non siamo della Lega, siamo antifascisti. Non siamo abituati a farci dettare l’agenda politica da chi ci è avversario».