JESI – La dirompente potenza espositiva dell’artista Stroli in mostra da mercoledì 13 dicembre, fino al 26, Sala espositiva del Teatro Pergolesi in Piazza della Repubblica a Jesi.
“Sana utopia” è il titolo dell’attesa esposizione di Lino Stronati, in arte Stroli, che vive ed opera a Jesi. Un nuovo lavoro, presentato in tre sezioni; passato presente e futuro, che l’artista dedica all’uomo. L’inaugurazione mercoledì 13 dicembre, alle ore 17, con l’intervento del critico d’arte Fabio Ciceroni: l’esposizione sarà visitabile tutti i pomeriggi, dal giovedì alla domenica, dalle ore 16,30 alle 19,30 fino a martedì 26 dicembre.
Il linguaggio di Lino Stronati, si contraddistingue per l’originalità e l’energia travolgente espressa con una personalissima tecnica sempre più acuta e matura. Tra le quaranta mostre nazionali e internazionali degli ultimi cinque anni si ricordano quelle di Roma ma anche all’Arte made in Italy in Svezia, ad Abu Dhaby negli Emirati Arabi, le esposizioni al Museo d’Arte Moderna di Kiev e al Museo di Arte Moderna del Louvre a Parigi. “Sana utopia” è una nuova sorprendente sfida di Stroli alla retorica della resa. È un pungolo di speranza a chi si macera nel conformismo senza esprimere se stesso, a chi si piega, consapevole o meno, a una catena di montaggio priva
del tramestio del fare artigiano, del suo biologico sudore e che, proprio per questo, sortisce il suo effetto velenoso in modo più subdolo e pervasivo. È lo scontento muto che naviga nelle viscere della banda larga per rappresentarsi con il dramma spettacolarizzato o il sorriso e gli atteggiamenti, spesso vuoti,
della società del selfie. È un grumo di zuccheri confezionati, cristalli di bit che favoriscono spesso una comunicazione dimentica della sua ragion d’essere, prona al mercato e ai tempi. Stroli stimola, invece, a ri-pensare le nostre scelte, a immaginare un nuovo umanesimo delle idee, delle relazioni, della collaborazione, del rispetto per l’altro e dell’ambiente.
L’artista jesino propone un uomo e una società nuovi proiettati, inevitabilmente, pena l’autodistruzione, verso la propria felicità con «…un’energia ispirativa tale – come scritto dal critico Ciceroni – che ci obbliga adessere grati all’arte, e a quest’arte, quando per forza emotiva diventa dono di meditazione su un’umanità sempre meno autenticamente libera, imprigionata per assuefazione dalle sue stesse alchimie tecnologico-digitali e rinchiusa nella sua sfera di comfort, ma anche stregata dalla sua pulsione al dominio».