Jesi-Fabriano

Sanità, il Pd di Jesi “sposa” Bacci sul Murri: «Recuperarlo per Covid-19 e Rsa»

«Ne avevamo già parlato in campagna elettorale, appare oggi ancora di più la soluzione più opportuna». Il segretario Stefano Bornigia e il gruppo consiliare danno una lettura della situazione sanitaria in città

Il vecchio ospedale Murri di Jesi

JESI – Recuperare l’ultimo piano del Murri per gestire pazienti Covid-19 e, a emergenza terminata, creare posti di Rsa. È fra le richieste che il Partito Democratico di Jesi, con il segretario Stefano Bornigia e il gruppo consiliare, avanza dando una lettura della situazione sanitaria in città e unendosi, nello specifico, a quella che era stata la proposta inviata per lettera al presidente della Regione Luca Ceriscioli dal sindaco Massimo Bacci. «Ne avevamo già parlato in campagna elettorale (nel 2017, nda) – dicono i dem- appare oggi ancora di più la soluzione più opportuna». Ma si chiedono anche ampliamento del Pronto soccorso del Carlo Urbani e stabilizzazione del personale sanitario. «Sono le proposte- spiegano- rispetto alle quali il Partito Democratico di Jesi è pronto a confrontarsi con ogni livello istituzionale, a partire dal Comune di Jesi, e che si farà carico di promuovere, attraverso gli strumenti del confronto politico, istituzionale e della democrazia».

Stefano Bornigia nuovo segretario cittadino del Pd
Stefano Bornigia, il segretario del Pd di Jesi

Analizzano Bornigia e il gruppo consiliare: «L’epidemia Covid 19 si sta attenuando e con ogni probabilità passeremo a breve dalla fase della epidemia a quella della endemia. La malattia sarà comunque presente nella popolazione con possibile ricomparsa di piccoli focolai epidemici al momento della riapertura delle normali attività, almeno fino alla disponibilità del vaccino. È necessario quindi fare una valutazione di quello che è successo e trarre fin da ora qualche elemento per strutturare meglio l’organizzazione sanitaria in una ottica futura. Occorrerà fare tesoro della esperienza vissuta nelle scorse settimane, tenendo conto anche delle criticità dell’organizzazione sanitaria della Vallesina, già pure riscontrate in tempi precedenti».

L’ingresso al Pronto soccorso del Carlo Urbani

Dice il PD: «L’ospedale di Jesi, insieme ai Medici di Medicina Generale e del territorio, è stato pesantemente coinvolto nell’emergenza. Ha resistito grazie soprattutto alle capacità tecnico professionali e alla abnegazione di tutto il Personale Sanitario, che ha fronteggiato l’emergenza con dedizione e spirito di sacrificio, ristrutturando in tempi rapidi e in modo continuo le degenze e l’utilizzo delle risorse, man mano che l’epidemia progrediva. Il tutto con inevitabile pregiudizio dei normali livelli di assistenza, che venivano di solito garantiti alla popolazione della Vallesina. Non vanno peraltro dimenticate le situazioni di disagio professionale avvertito dai medici, soprattutto quelli di Medicina Generale, che hanno dovuto affrontare spesso situazioni di grave rischio personale nell’assistenza ai pazienti infettati dal virus».

Secondo i dem: «Ora la situazione si sta, lentamente ma fortunatamente, ridimensionando. I fatti hanno però indubbiamente dimostrato alcune cose. La più evidente è quella relativa alle quantità di risorse che la gestione della nostra sanità impone, in misura più intensa dell’attuale. Il tutto al fine di evitare di correre continuamente il rischio di cadere in crisi, come è accaduto in questa evenienza. Vi è inoltre un altro dato di importanza rilevante che riguarda più da vicino il nostro territorio. Già prima della epidemia il sistema sanitario, di Jesi e della Vallesina, soffriva per la carenza di una struttura dedicata alle cure intermedie. Mancava cioè uno spazio cioè che fosse in grado di consentire di risolvere il problema delle dimissioni rapide dei pazienti che, una volta superata la fase acuta, avessero avuto ancora bisogno di assistenza e cure, che non potevano essere proficuamente erogate al domicilio. Uno spazio utile anche a rispondere al disagio delle persone ammalate e dei loro familiari, spesso molto anziani, i quali, benché residenti a Jesi, potevano essere trasferiti in strutture extracittadine».

Una immagine della campagna elettorale 2017 a Jesi, ospite il presidente della Regione Luca Ceriscioli

Ricorda il Pd jesino: «Proprio partendo da queste considerazioni, già nel nostro programma elettorale delle ultime elezioni comunali avevamo provato a guardare più in là dell’esistente. Avevamo immaginato e proposto l’organizzazione di un servizio sanitario del nostro territorio, proiettato nell’immediato futuro, sulla base delle esigenze del presente. Avevamo declinato il concetto di “Cittadella della Salute”. Una infrastruttura sanitaria territoriale centrata, da un lato su un continuo miglioramento strutturale e assistenziale del Carlo Urbani e, dall’altro, sulla ristrutturazione del vecchio Ospedale Murri. Quest’ultimo avrebbe dovuto assolvere al compito di fornire quello spazio operativo di cui si diceva, utile alla gestione ideale del post acuzie e consentire all’ospedale il miglior funzionamento per patologie acute, grazie alla possibilità di dimissioni rapide e sicure».

«Quella che era stata allora una proposta appare oggi, ancora di più, la soluzione più opportuna. Lo è perché i fatti stanno dimostrando che se attuata, avrebbe certamente consentito di affrontare meglio l’epidemia Covid, soprattutto in questa fase, in cui molti ammalati non hanno più necessità di cure intensive, ma nemmeno possono ancora essere accolte al proprio domicilio. Avrebbe al contempo offerto quella soluzione di sviluppo di sistema, che avevamo immaginato anche in relazione al servizio sanitario ordinario. Da queste considerazioni il PD di Jesi ritiene che debbano essere perseguite alcune azioni principali per migliorare la qualità della assistenza sanitaria della Vallesina».

Nello specifico, si chiede di «iniziare subito la ristrutturazione dell’ultimo piano dell’Ospedale Murri, utilizzando le procedure rapide già messe in atto in altre realtà in occasione della epidemia. Al fine di consentire la migliore gestione dei Pazienti COVID attuali e futuri in tutte le fasi della loro malattia e il mantenimento della normale attività clinico-assistenziale all’ospedale Carlo Urbani, che è stata di fatto bloccata durante l’emergenza. Inoltre questa operazione sarebbe la premessa per una gestione globale di tutte le fasi assistenziali, dalla acuzie, fino alla dimissione protetta anche al momento del ritorno alla normalità, con grande beneficio anche per la Medicina del Territorio. A riguardo occorre pensare questa ristrutturazione – ad emergenza terminata – come funzionale alla creazione di posti letto necessari a disposizione della RSA, come previsto da tempo».

Servono poi, «ampliamento e miglioramento strutturale del Pronto Soccorso e dell’Area dell’Emergenza in genere come già prospettato in ripetuti incontri dalle Direzioni della AV2 e dell’ASUR, in grado di risolvere le situazioni di affollamento e disservizio che si creano molto spesso in occasione di picchi di affluenza come abbiamo avuto modo di vedere durante questa epidemia e in molte altre occasioni in passato; aumento stabile delle dotazioni tecnologiche necessarie per la gestione delle situazioni di emergenza ed urgenza in genere; stabilizzazione di tutto il Personale Sanitario con contratti a termine e ridefinizione delle piante organiche, alla luce delle carenze che si sono manifestate durante la fase dell’emergenza».