Jesi-Fabriano

Pronto soccorso di Jesi, il Tribunale del Malato: «Doppia fila di barelle e carenza di personale: tutto come previsto»

È la segnalazione del coordinatore Pasquale Liguori. «Il responsabile ci ha confermato: circa il 70% di accessi impropri, per patologie minori per le quali non ci sono alternative sul territorio»

L'ingresso al Pronto soccorso del Carlo Urbani

JESI – «Ancora barelle in doppia fila nei corridoi del Pronto soccorso dell’ospedale Carlo Urbani di Jesi. Insomma, tutto come avevamo preannunciato mesi fa quando denunciammo la carenza di medici, operatori socio-sanitari e infermieri. Nulla è cambiato da allora». È la segnalazione che giunge da Pasquale Liguori, coordinatore del Tribunale del Malato di Jesi, dopo un nuovo sopralluogo nel nosocomio di via Aldo Moro.

Pasquale Liguori
Pasquale Liguori

«Anche stamane (4 gennaio, nda) siamo andati al Pronto soccorso di Jesi per monitorare la situazione difficile che si è venuta a creare nei giorni scorsi, con file interminabili di barelle nei corridoi- ricorda Liguori- la situazione stamattina era leggermente migliorata, erano però appena le 9 del mattino, ma di barelle nei corridoi ce n’erano sempre in doppia fila, a ridosso delle quali c’era la fila di sedie sulle quali i parenti dei ricoverati attendono risposte. Abbiamo anche cercato di capire per quale tipo di patologia i pazienti hanno preso d’assalto il Pronto soccorso e le risposte sono state sempre le stesse: non abbiamo trovato il medico di famiglia».

Chiarisce Liguori: «Il responsabile del PS ci ha confermato che circa il 70% di accessi sono impropri: unghie incarnite, mal di schiena, dolori cervicali. Ciò ripropone l’annoso problema degli accessi che non dovrebbero passare per il Pronto soccorso, le patologie minori per le quali non ci sono alternative sul territorio in particolare durante le festività o semi festività, quando i pazienti non trovano la disponibilità del medico di famiglia o della guardia medica».

Il coordinatore del Tdm punta anche il dito in direzione di quello che sarebbe dovuto essere «l’ampliamento degli spazi del PS, promesse fatte dai vari direttori generali e mai attuate, una necessità imprescindibile sia contro la vergogna delle barelle nei corridoi sia per dare riservatezza a chi si trova su un lettino in attesa di diagnosi. Le nostre preoccupazioni sono anche per il passaggio di Cingoli all’Area Vasta 3, una decisione sciagurata: la struttura ha una dotazione complessiva di 40 posti – 30 di lungodegenza riabilitativa e 10 di cure intermedie- e ci chiediamo dove troveranno posto i pazienti che sino ad oggi afferivano a Cingoli. Peraltro la nostra richiesta di audizione alla commissione sanità non ha avuto nemmeno un riscontro ma la vergogna non è nel Dna dei nostri politici regionali».