JESI – Siglato questa mattina un protocollo d’intesa a tutela della popolazione e degli operatori sanitari contro la “cultura dello scarto” praticata dalla sanità regionale. A firmare l’atto, le associazioni di volontariato qualificate: associazione culturale cristiana “Dignità e Lavoro”, Tribunale del malato con la presenza del Comitato di difesa dell’ospedale “Carlo Urbani” di Jesi. Tema caldissimo, la sanità regionale che, secondo le associazioni firmatarie del protocollo, «andrebbe commissariata». Il protocollo vuole rispondere ai mille problemi che la popolazione incontra quotidianamente usufruendo dei servizi sanitari nella nostra Regione e rappresenta al tempo stesso, una reale opportunità di prevenzione e di cura della salute pubblica e degli operatori sanitari stessi.
«Non è un mistero, infatti, che i servizi sanitari non riescono più ad evadere la domanda di cure della popolazione per carenza strutturale di organico, legata per lo più ad un anacronistico minutaggio per paziente, non più tarato sulla realtà, e ad una cattiva gestione della spesa pubblica – dice Valentino Tesei, presidente di “Dignità e Lavoro” e medico del Dipartimento prevenzione dell’Area vasta2, nonché docente formatore in tema di sicurezza e salute suoi luoghi di lavoro – è emblematica, in proposito, la situazione delle specialistiche territoriali, che presentano tempi medi di attesa di erogazione della prestazione di 6-8 mesi, salvo probabili rinvii ad ulteriori 6-8 mesi, per motivi non giustificati all’utente, e distanze di percorrenza superiori anche ai 100 km, e la situazione default del nostro sistema di emergenza-urgenza dell’Area Vasta 2, cioè dei Pronti Soccorsi».
Sull’importanza del protocollo interviene anche il presidente del Tribunale del Malato Pasquale Liguori: «Una sigla importante in un momento così critico, perché unire le forze è necessario per fronteggiare questa politica sanitaria regionale in cui assistiamo al depauperamento dei servizi, alla situazione del Pronto soccorso che sta scoppiando (ieri c’erano 40 pazienti in barella in attesa di ricovero), di tagli al personale e di posti letto, liste d’attesa sempre troppo lunghe. Ma di questo impoverimento risente anche lo stato degli operatori sanitari, sottoposti a stress psicofisico e turni massacranti, che finiscono per incidere sulla qualità del servizio che l’utente riceve». La prima azione che il protocollo intende portare avanti è «un appello ai candidati sindaci – quale massima autorità sanitaria locale – di impegnarsi una volta eletti a farsi parte attiva verso Asur e Regione per la tutela del diritto alla salute in questi anni negato dai tagli dei posti letto, dalla cronica carenza di organico, dall’allungamento delle liste d’attesa. Chiediamo inoltre di porre in essere ogni azione possibile per la piena applicazione della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (comprese le misure necessarie per l’abbattimento delle barriere architettoniche nelle strade cittadine oltre che in edifici pubblici e privati e il parcheggio dell’ospedale)». L’associazione “Dignità e lavoro” costituitasi lo scorso maggio, incalza: «assistiamo da anni allo smantellamento del Servizio Sanitario Regionale, sia ospedaliero che territoriale, frutto a nostro avviso di una resa incondizionata delle Istituzioni regionali e locali di Ambito – aggiunge Tesei – che comporta di fatto maggiori costi a carico dei cittadini, che devono districarsi tra i numerosi buchi delle reti cliniche “arrangiandosi” come possono tra servizi pubblici, privati convenzionati e privati tout court». Certamente molto peso ha avuto l’emergenza epidemiologica tutt’ora in atto che «ha acuito la distanza tra la popolazione utente ed i servizi sanitari essenziali. Vogliamo pertanto dare voce, con il protocollo, alla popolazione e in particolare alle categorie più fragili, come ad esempio quei malati con patologie croniche o cronico/degenerative assistite a domicilio, che sono di fatto a carico delle proprie famiglie. Pensiamo ai pazienti con incontinenza cronica, per vari motivi clinici, a cui negli anni sono stati ridotti del 50 % gli ausili sanitari, pannoloni, messi sempre a carico del malato stesso», aggiunge il vice presidente di Dignità e Lavoro Francesco Freddi. Sulla questione dei pronto soccorso dell’Area vasta2: presentate diverse richieste di intervento per Jesi, per Fabriano relativamente all’emergenza/urgenza pediatrica e per Senigallia.
«La drammaticità della situazione in cui versa la nostra Sanità Regionale emerge in tutta la sua gravità nella scelta, singolare, (come per altro già accaduto nel 2020, nel caso della Casa di Riposo di Cingoli), di chiedere la “gestione” della stessa Sanità Regionale alla Marina Militare, che ha respinto questa volta la richiesta liquidandola a mera incapacità gestionale e di programmazione in capo all’Area Vasta 2, come denunciato, sulla stampa, dalla Cisl – spiega ancora Valentino Tesei – inoltre, con lo stesso protocollo d’intesa siamo a chiedere una reale riorganizzazione delle prestazioni ospedaliere che sia più rispettosa del confort e della dignità degli operatori sanitari e degli utenti. Non riteniamo accettabili le condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operatori sanitari nella nostra Area vasta 2: 10 anni di svolgimento delle funzioni di rappresentanza dei lavoratori a tutela della loro Salute e Sicurezza sono stati messi da parte dal datore di lavoro Asur Marche, con un provvedimento improprio e imbarazzante. Il problema principale che emerge, ora, è che il soggetto con cui avere un confronto cioè lo staff della Sanità Regionale, ha ammesso le sue difficoltà, chiedendo al Presidente del Consiglio Mario Draghi di essere aiutati nella gestione della Sanità Marchigiana, che non si può non leggere come una richiesta di Commissariamento. Di fronte a tale scenario, ci sentiamo come Associazioni di tutela della popolazione e dei lavoratori tutti, di appoggiare la richiesta fatta a Draghi dalla Sanità Regionale, che rimarchiamo, suona inequivocabilmente come una richiesta di Commissariamento, facendoci parte attiva della stessa». L’associazione chiede al Governatore della Regione Marche Acquaroli di essere ascoltata e di azzerare i componenti di emanazione aziendale Asur e Sindacale, il Comitato Regionale di Coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza perché «i fatti, purtroppo, parlano chiaro, e ci restituiscono un totale fallimento di questo importante Comitato di garanzia». La richiesta di cambiamento che si chiede con la stipula del protocollo d’intesa non si traduce nella richiesta di più finanziamenti, ma bensì in un miglioramento dell’efficienza della spesa sanitaria, «che sia dirottata, pertanto, nell’erogazione di servizi sanitari reali alla popolazione. Le economie ridistributive dovranno essere investite in un potenziamento del personale sanitario medico, infermieristico e sociosanitario dedicato alla cura popolazione utente, sia a livello ospedaliero che territoriale, con particolare riguardo al settore dell’Emergenza Urgenza che in palese difficoltà».
«Ci siamo allineati con le battaglie del Tribunale del Malato – ha detto Franco Iantosca, presidente del Comitato in Difesa dell’ospedale “Carlo Urbani” – noi vogliamo risolvere i problemi insieme, a livello locale, comunale, regionale. Ma finora non siamo stati ricevuti. Il Comitato rappresenta quei cittadini i cui diritti sono stati calpestati. I problemi riguardano anche i medici del Pronto soccorso che sono l’ultimo anello della catena rotta della sanità e vengono aggrediti da cittadini spazientiti. Ma sfido chiunque a mantenere i nervi saldi dopo 12 ore su una barella. Dobbiamo unirci per ottenere diritti. Stanno depauperando il nostro ospedale, che era il fiore all’occhiello delle Marche. Ci lavoravo dal 1979 per 40 anni, la prima Utic delle Marche è stata istituita da Ciardi a Jesi, il primo intervento sullo stomaco è stato fatto a Jesi da Scoccianti che ha portato questo tipo di chirurgia nelle Marche. Vedere l’ospedale in queste condizioni mi fa incavolare».