Jesi-Fabriano

Santa Maria Nuova, sindaco dimesso dall’ospedale: «La fine di un incubo»

Alfredo Cesarini aveva ceduto a un funzionario la sua dose di vaccino anti-covid, pur avendone diritto. «Medici, infermieri e oss sono stati i miei angeli custodi terreni»

Alfredo Cesarini, sindaco di Santa Maria Nuova, nel momento della dimissione dall'ospedale

SANTA MARIA NUOVA – Il sindaco Alfredo Cesarini ha sconfitto il Covid. Ieri, dopo quasi quattro settimane di ricovero, e diversi giorni di maschera con l’ossigeno, è stato dimesso dall’ospedale Carlo Urbani di Jesi. Aveva ceduto la sua dose di vaccino a un funzionario, pur avendone diritto, per dare il buon esempio e non risultare un “privilegiato”.

«Sono stati giorni duri, difficili, carichi di tensioni fisiche e psicologiche – dice il sindaco Cesarini -. Finire all’ospedale e vivere l’esperienza della positività al Covid è qualcosa che ti scalfisce l’anima ancor prima che il fisico. Si vive una dimensione surreale dove il tuo male si aggiunge a quello di chi ti sta accanto, fondendosi insieme e diventando un tutt’uno. Ho avuto la “disgrazia” di passare un giorno ed una notte intera al pronto soccorso (erano i giorni dei tanti ricoveri) in una camera con un ragazzo 30enne con il casco per la respirazione forzata. È stato un incubo. Un incubo che ancora mi perseguita. I rumori del respiratore, le sofferenze ed i lamenti di quel povero cristo mi sono rimasti dentro. Credo di essere abbastanza forte perché la vita di dolori e accadimenti negativi me ne ha già dati, ma questa situazione mi ha colpito nel profondo come nessun altra. La prima settimana di ricovero è stata terribile. Ho temuto per la mia vita ed ho avuto veramente paura di non farcela. Tanti pensieri affollavano in quei giorni la mia mente. Questo virus non genera una normale malattia, ma è una roulette russa, non sai cosa può accaderti domani e questo è destabilizzante, credo per chiunque».

Il sindaco Alfredo Cesarini in ospedale

Dopo 27 giorni, il Primo Cittadino di Santa Maria Nuova è tornato a casa. Ad accompagnarlo, la Croce Gialla. «Il mio angelo custode è sempre lì, vigile, ma ora è tempo di guardare avanti e di riprendersi la vita – osserva ancora Cesarini -. Nel mezzo di tutta questa mia storia ci sono loro: medici, infermieri, oss, gli angeli custodi terreni che si sono presi cura di me. Persone straordinarie che mi hanno curato e che hanno cercato in ogni modo di alleviare lo smarrimento della malattia e dell’isolamento forzato. La mia vicenda si sta concludendo, fortunatamente, in modo positivo (qui il positivo ci sta bene!) grazie alla professionalità e diligenza di tante persone che voglio ringraziare: il mio primo grazie va al dottor Mauro Brecciaroli che ha seguito tutta la nostra famiglia con grande attenzione e professionalità e che a tempo giusto ha deciso il mio ricovero. Ai medici dell’USCA, anch’essi sempre presenti nella assistenza a casa. Un grazie speciale va all’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi, al Pronto Soccorso e soprattutto al reparto Covid-3, dove sono stato ricoverato, diretto dal dottor Candela, per la straordinaria assistenza ricevuta. Mi sono sentito veramente assistito sotto il profilo sanitario, ma anche sotto quello umano e psicologico. Ho avuto attorno persone eccezionali che hanno cercato di trasmettermi serenità (e ne serve davvero tanta). Alle 5 di mattino iniziavano gli esami e la sveglia era talvolta una carezza con parole di incoraggiamento. Questo ha fatto e fa la differenza! Grazie Tiziana, Patrizia, Valentina, Arianna, Irene, Annalisa, Grazia, Sofia, Manuela, Valeria, Tatiana, Elisabetta, Lijanca, Claudia, Antonella, Maila. Grazie».

L’augurio di Cesarini è che «la proposta per il Nobel al nostro personale sanitario nazionale vada a buon fine perché se lo meritano. Io credo – evidenzia – che chi come me ha vissuto questa realtà non dimenticherà mai queste persone e vorrei davvero fare la mia parte per trasmettere questo sentimento anche a chi per fortuna non l’ha vissuta affinché il riconoscimento verso queste persone resti nel tempo anche quando tutto sarà finito. Donne e uomini chiusi nei loro “scafandri” bianchi per tutto il tempo che a fine turno arrivano stanchi e stremati, te ne accorgi quando senti il “trascinìo” dei piedi diventati pesanti. A tutti loro dico solo Grazie Grazie Grazie infinite siete stati e siete eccezionali! Un grazie di cuore, infine, ai tantissimi amici, ai tantissimi concittadini e no che in questo difficile momento mi sono stati vicini con messaggi quotidiani. Sono stati di grande aiuto e mi hanno aiutato a superare le difficoltà giornaliere. Vi abbraccio tutti! Grazie».

Alfredo Cesarini, sindaco di Santa Maria Nuova, nel momento della dimissione dall’ospedale