JESI – Ancora uno stop al servizio di interruzione volontaria di gravidanza all’ospedale Carlo Urbani di Jesi. Nel nosocomio jesino dove tutti i ginecologi sono obiettori, il servizio era garantito da un medico che ogni quindici giorni veniva da Senigallia per effettuare gli interventi. Uno stop legato al periodo estivo e alle ferie, come precisato dai vertici Asur in commissione consiliare.
«La questione della legge 194 è molto più articolata e complessa di come è stata liquidata, ancora una volta, dai dirigenti sanitari in Commissione Consiliare – fa sapere Agnese Santarelli, consigliera comunale di Jesi in Comune – Laboratorio Sinistra – Quello che accade all’Ospedale Carlo Urbani, con il 100% dei medici obiettori, è, di fatto, un “sabotaggio” della 194 del quale, necessariamente, i vertici Asur ed i vertici Regionali devono rispondere, senza potersi nascondere dietro giustificazioni insostenibili, come le dovute ferie del medico non obiettore».
Il direttore medico del Carlo Urbani, Virginia Fedele, in Commissione l’altro giorno aveva detto che le donne sono spesso abituate a spostarsi per gli interventi di Ivg. Una posizione su cui la consigliera jesina precisa: «Le donne non sono “abituate” a spostarsi per praticare l’Ivg, ma costrette, per il mancato rispetto di una legge dello Stato. La legge prevede, a tutela della salute della donna, vista nei suoi molteplici aspetti, che venga assicurato “in ogni caso” l’espletamento delle procedure abortive. Questa è semplicemente la prova che la timida risposta del medico itinerante due volte al mese da altre strutture è solo una “toppa”, già rotta più volte, e non certo la soluzione del problema che vede anche, nel 2018, aumentare drammaticamente il numero degli aborti clandestini».
La consigliera jesina aveva già affrontato la questione lo scorso aprile quando era stato l’ingegner Bevilacqua, direttore dell’area vasta 2, ospite in commissione: «Ci era stato risposto che a Jesi il problema non esiste perchè viene un medico da Senigallia per effettuare questo tipo di interventi due volte al mese – ricorda – Nessuna risposta sul mal funzionamento dei consultori, fondamentali per una totale presa in carico della donna in un momento così delicato, nulla sul mancato utilizzo della pillola abortiva Ru486, ad oggi prevista in via sperimentale solo all’ospedale di Senigallia. Così come nessuna risposta su queste questioni l’Asur e la Regione Marche si sono premurate di fornire, ad oggi, alle associazioni e formazioni politiche del territorio che hanno anche formalmente segnalato tali enormi mancanze».