ANCONA – «Da quando è nata mia figlia, nel 2016, mi è stato impedito di fare il padre. Sono molto stanco, provato, al lumicino delle forze, ma tengo duro». Emilio Vincioni, di Sassoferrato, è appena rientrato dalla Grecia e martedì 3 ottobre presenterà una interrogazione in Consiglio regionale tramite il consigliere dei Civici, Giacomo Rossi.
«Voglio capire che cosa il governo italiano, le ambasciate e le rappresentanze diplomatiche hanno fatto per me in questi anni – dice – L’ultima mozione, votata all’unanimità (anche dal governatore Francesco Acquaroli, precisa) dal Consiglio regionale due anni fa, impegnava la regione a fare da tramite con il governo nazionale per perorare la mia causa».
Una vicenda, quella di Vincioni e sua figlia che inizia nel 2013, quando si sposa con una donna greca, che poi andrà a partorire nel suo paese e impedirà a Emilio di vedere la sua bimba, che oggi ha 7 anni e mezzo. Sette anni e mezzo in cui lei e il padre avrebbero avuto – stando a quanto racconta Vincioni – incontri di «poche ore, solo qualche giorno all’anno».
Una figlia, la sua, avuta con l’allora moglie, che ha deciso di dare alla luce la bimba all’estero senza più rientrare in Italia. Un’odissea fatta di querele per sottrazione internazionale e trattenimento di minore all’estero. Con la sentenza del 18 gennaio scorso, infatti, la donna greca – che sarebbe dovuta rientrare in Italia dopo il parto – è stata condannata a «2 anni di reclusione e 2 anni di sospensione della responsabilità genitoriale per sottrazione internazionale e trattenimento di minore all’estero». «Ora, potrò presentarmi innanzi alle corti con una veste diversa», commentava l’uomo mesi fa.
«Le ultime udienze fondamentali in Grecia vertevano sul rimpatrio di mia figlia. Udienze che vanno avanti dal 2016, quando invece per Eithan, giustamente, le autorità di Israele hanno affrontato i tre gradi di giudizio in pochi mesi. Io, invece, all’ultimo grado di giudizio per il ricorso sul rimpatrio ci sono arrivato dopo anni. Questi procedimenti, proprio per tutelare gli interessi dei minori, dovrebbero risolversi, secondo le convenzioni internazionali, nell’arco di 6 settimane».
Vincioni ora chiede «l’affido della bimba e, nella malaugurata ipotesi che i giudici ellenici non consentano il rimpatrio di mia figlia, almeno chiedo di farla venire in Italia in tempi congrui. Altrimenti, qui è il mondo al contrario. Adesso – conclude – voglio vedere cosa fa il mio Paese, che fino ad ora, per me e per mia figlia, che siamo le vere vittime di tutto ciò, ha fatto molto molto poco».