Jesi-Fabriano

Scavi Piazza Colocci, emerge un pianale da lavoro in terra battuta

Il reperto risale all'XI secolo e probabilmente era in uso alle botteghe di quel periodo. Di colore rosso in quanto veniva utilizzato il fuoco

Il pianale in terra battuta intorno al quale è al lavoro Alessandro Biagioni

JESI – Le cronache dagli scavi archeologici di Piazza Colocci hanno portato alla ribalta in queste ultime ore una sorta di pianale in terra battuta utilizzato per lavoro, ben delimitato, e che salta subito agli occhi affacciandosi dalla passerella. Probabilmente in uso alle botteghe dell’XI secolo.

La sua collocazione è vicino al focolare, rinvenuto ai primi di luglio, ma questi sarebbe di epoca successiva.

La terra del pianale risulta rossa in quanto bruciata dal fuoco e tracce di bruciato sono evidenti. Ancora non si sa bene quali attrezzi fossero impiegati e come fosse utilizzato. Ci sono anche tre grandi buchi che farebbero pensare a un treppiede posto al di sopra.

«Ma è troppo presto per trarre conclusioni – afferma l’archeologo Matteo Tadolti – anche perchè non abbiamo altri rinvenimenti simili con cui confrontarlo».

A ripulire la terra intorno a questo nuovo rinvenimento l’altro archeologo, Alessandro Biagioni, il quale sottolinea pure il fatto che «è difficile pensare che fosse utilizzato anche per cuocere perché intorno si dovrebbero trovare resti di ossa o scarti, che per ora non sono saltati fuori. I tre buchi, comunque, sono relativi all’attività che lì si svolgeva ma dobbiamo ancora indagare a fondo».

Gli archeologi Matteo Tadolti e Alessandro Biagioni all’opera nel sito di Piazza Colocci

Le prenotazioni per le visite guidate al sito archeologico della Jesi medievale, intanto, procedono a ritmo serrato. Si andrà avanti, come è noto, sino al 15 settembre.

«Sta andando davvero molto molto bene – afferma Biagioni che funge da guida oltre che a prestare la sua opera negli scavi -. Per mercoledì e venerdi prossimo siamo già al quasi tutto esaurito per i vari gruppi di venti che si alternano in quattro turni di visita. L’interesse è tanto e diventa ancora più grande a mano a mano che si procede con gli scavi».

 

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