JESI – «È la piazza della speranza». Così dal palco di piazza Colocci, dove i sindacati Cgil e Uil hanno annunciato i «2mila partecipanti» alla manifestazione per lo sciopero generale contro la Legge di Bilancio che, nelle Marche, ha scelto Jesi quale sede per la provincia di Ancona, oltre a Pesaro, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno per le altre marchigiane. «Non ci fermiamo fino a che non avremo ottenuto risultati» è stato detto a conclusione degli interventi in una piazza troppo piccola per contenere tutti. Presenti per i sindacati, fra gli altri, il segretario generale della Uil Fpl nazionale (Federazione Poteri Locali, relativa a lavoratori e lavoratrici dellasanità pubblica e privata, del terzo settore e delle autonomie locali), Domenico Proietti e i segretari generali di Cgil Marche, Giuseppe Santarelli, e Uil Marche, Claudia Mazzucchelli.
Il corteo ha preso le mosse dall’Arco Clementino, per allungarsi poi lungo Corso Matteotti fino alla piazza degli interventi. Al centro delle rivendicazioni lavoro, sicurezza sul lavoro e emergenza salariale, sanità, fisco, pensioni, politiche industriali e di sviluppo. Una mobilitazione che arriva peraltro dopo giorni di tensione e scontro tra Governo e sindacati su motivazioni dello sciopero e diritto di sciopero.
Per Proietti: «C’è stato un attacco al diritto di sciopero, vogliamo ricordare al Governo che l’Italia è all’avanguardia nella regolamentazione del diritto di sciopero. In Francia e Germania è tutta un’altra musica. Proprio la responsabilità del movimento sindacale italiano ha portato nel corso degli anni nei trasporti a definire le fasce di garanzia, che permettono a chi fa altri lavoratori di recarsi sul posto di lavoro. Abbiamo le carte in regola e non accettiamo lezioni da nessuno. Sbagliata, vergognosa la precettazione. Il sindacato confederale negli ultimi due anni nei trasporti ha fatto due scioperi. Perché non precettano a i sindacati autonomi, che ne fanno ogni quindici giorni? Tanti lavoratori della sanità che vorrebbero stare qui con noi non possono scioperare perché giustamente ci sono delle regole che noi abbiamo contribuito a stabilire per garantire i servizi minimi essenziali negli ospedali. Possiamo andare a testa alta». Secondo Proietti: «La Legge di Bilancio non va, ci vogliono più risorse per rinnovare i contratti pubblici. Abbiamo avuto un tasso di inflazione che ha penalizzato gli stipendi del 16%, il Governo ci propone appena il 6%. Bisogna trovare risorse per risalire la china sula sanità pubblica, il servizio sanitario nazionale deve rimanere pubblico e universale. Il Governo è riuscito nel miracolo di peggiorare la legge Fornero, in campagna elettorale hanno detto che volevano abolirla e invece l’hanno peggiorata attraverso coefficienti penalizzante: chi andrà in pensione nei prossimi anni, ne avrà di molto inferiore a ciò che ha versato. E poi c’è tutto il tema dell’evasione fiscale che il Governo ignora: serve una tassa seria sugli extraprofitti».
Nel corteo e sul palco anche i messaggi e le voci in sofferenza dal territorio, a partire dalla metalmeccanica e dell’elettrodomestico con le situazioni Whirlpool, Electrolux, Elica, la cassa integrazione alla Cnh, i lavoratori in ansia per il proprio futuro della Caterpillar. «Da due anni la nostra è una sofferenza economica e psicologica ma siamo ancora qui a lottare» ha detto dal palco Davide Fiordelmondo, delegato sindacale nel sito industriale dopo il post Caterpillar targato Imr stenta a prendere il via. Nei giorni scorsi, i segretari regionali Cgil e Uil avevano inviato sullo sciopero una lettera aperta ai parlamentari marchigiani. «Chiediamo di dare battaglia in Parlamento e accogliere le nostre richieste di modifica della legge di bilancio – dice Santarelli – che non va incontri a bisogni e esigenze lavoratori e lavoratrici: la riforma del fisco non si farà neanche questa volta e non cambierà le buste paghe in un momento di grande difficoltà per l’inflazione. Tante promesse un anno fa per le elezioni, rispetto a quelle ci siano risposte chiare e forti per il mondo del lavoro». Mazzucchelli evidenzia: «Salari e pensioni più bassi nelle Marche della media nazionale. C’è necessità di sanità pubblica facilmente fruibile e oggi liste d’attesa sono sempre lì e si fatica ad accedere. Serve un rilancio economico e sociale della nostra regione, ne va delineata una linea di sviluppo, dando un indirizzo condiviso».
Sul palco coi sindacati, con fascia tricolore, il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo: «La città di Jesi non si sposterà di un metro dalle vostre spalle, dai vostri passi, dal sostegno alle vostre voci».