JESI – Frasi di Leonardo Da Vinci, di Socrate e di altri filosofi e pensatori incise sui muri dell’ex Cuppari di Corso Matteotti. E poi, con l’avvento del fascismo, l’esaltazione dei discorsi di Benito Mussolini, che la dirigenza scolastica impose di incidere alle pareti nonostante la resistenza dei pochissimi professori che avevano deciso di non aderire al regime. È molto probabile, insomma, che la frase del Duce ritrovata sul muro dell’Anagrafe, locali che un tempo erano appunto a disposizione della scuola, non sia la sola al di sotto dell’intonaco.
Le scritte sui muri erano molto frequenti all’epoca. Anche molte insegne di negozi o fabbriche erano di questo tipo. Esistevano proprio dei disegnatori specializzati in questi lavori. Erano gli anni 30-40. Spesso, la firma di Mussolini veniva fedelmente ricopiata, al fine di dare valore al messaggio. Tempi per nulla sereni, comunque, raccontati da diversi storici jesini grazie alla testimonianza dei professori che non aderirono al fascismo, malgrado le sollecitazioni e le minacce. In città si è aperto un dibattito fra quanti sostengono che tale incisione vada rimossa essendo memoria di un periodo tragico da cancellare, Anpi in primis, ed altri convinti che sia comunque una testimonianza da preservare.
«Credo che queste “scritte” – il parere dello storico Marco Torcoletti – siano delle testimonianze di un’epoca, stanno a dare una dimostrazione delle tecniche della propaganda del Ventennio. Immaginiamo solo il valore di testimonianza che potrebbero avere fra 7-800 anni. Potremmo distruggere e non proteggere una sala delle torture di epoca medievale? Oggi tali “proclami” non sono più propaganda ma storia e la storia non si può, non si deve censurare. Né dovrebbe essere oggetto di strumentalizzazioni. Chi mai si sognerebbe, ad esempio, di abbattere il Colosseo, teatro, un tempo, anche di brutali uccisioni?».
L’assessore Butini, dal canto suo, afferma che sia giusto preservarla ed è andato in scena anche un battibecco social tra il dirigente dell’Istituto Comprensivo Federico II, Massimo Fabrizi e l’amministrazione Bacci. Il post, poi, è stato rimosso.