JESI – Ultima rappresentazione stamattina (16 febbraio) al Teatro Pergolesi di Jesi per Robinson Crusoe, uno degli spettacoli più interessanti firmati Atgtp.
Sono stati i bambini delle scuole a vedere in scena per l’ultima volta questo spettacolo per via del pensionamento di Francesco Mattioni che l’ha ideato e scritto insieme a Silvano Fiordelmondo e Simone Guerro, che ne firma la regia e le musiche, la scenografia è di Frediano Brandetti. Il meritato riposo di Mattioni, colonna portante dell’Atgtp per tanti anni, era stato già annunciato lo scorso novembre al Teatro di Ostra con un altro pezzo forte “Cinderella Vampirella” che tra draghi e vampiri aveva fatto il tutto esaurito.
«Probabilmente Cinderella Vampirella verrà rifatto, il ruolo femminile resta, serve un bravo attore. Robinson Crusoe sarà molto più difficile – spiega Mattioni prima di andare in scena stamattina – Se mi dispiace lasciare? No, ho 65 anni e quando facciamo uno spettacolo non arrivo col Mercedes: io carico il furgone, sollevo pesi, salgo sulle scale per sistemare la scena, insomma a una certa età arriva il momento di riposarsi». La sintonia che c’è tra Francesco Mattioni e Silvano Fiordelmondo, che fanno muovere le marionette di Robinson e Venerdì, sarà davvero difficile da replicare. L’avvincente storia di Robinson che tra mille difficoltà lascia tutto per esplorare il mondo, continuerà a rivivere nei ricordi dei bambini consapevoli che la vita del naufrago cambia quando incontra Venerdì e da lui impara quanto è preziosa la libertà di scegliere per ogni uomo.
Lo spettacolo ha trionfato al XXXV Festival Nazionale di Teatro per Ragazzi svoltosi a Padova nel 2016. La giuria formata da attori, registi, autori, psicologi, docenti universitari, filosofi, scenografi e giornalisti, ha premiato lo spettacolo «Per lo spettacolare effetto scenico con cui una costruzione di legno e tela prende vita davanti al pubblico, trasformandosi ora in una casa, ora in un veliero, ora in un’isola deserta o un riparo di fortuna. Per la piacevole narrazione che procede senza spezzare la continuità su vari registri, affidandosi anche all’uso di marionette a mano, al ragionamento dialettico e alla negoziazione su un canovaccio che, tra corsi e ricorsi, sembra venir scritto in divenire. Per il coraggio di affrontare un tema di una delicatezza incredibile e di farlo con un’intelligenza impeccabile, per il messaggio etico che lo spettacolo irradia circa il senso della libertà personale, il rispetto dell’alterità e dei diritti umani, il concetto kantiano di agire considerando l’umanità, sia quella propria che quella prossima, sempre come fine e mai come mezzo».