JESI – Lei li chiama “i miei amici scossi“. Sono tutti quelli segnati dal terremoto di un anno fa. Quel cratere è diventato la sua seconda casa da quando il sisma, senza guardare in faccia a nessuno, ha buttato giù tutto: abitazioni, stalle, cuori.
Selena Abatelli non si ferma mai. Quando si tratta di sostenere chi è in difficoltà te la ritrovi sempre in prima fila.
«Non c’è distruzione che possa impedire la voglia di rinascita. Il terremoto si è portato via tanto, troppo. E ancora c’è bisogno di sostenere chi è rimasto, specialmente per continuare con la propria attività».
Dal “Dream Day“, l’associazione che presiede a sostegno delle fasce sociali più deboli, grazie alla quale, unici in Italia, in tre nostri parchi cittadini ci sono altalene a disposizione per i disabili, a questo andare continuo nelle zone ferite della nostra regione. Perché là poco è cambiato, tranne il fatto che i riflettori si sono spenti. Ma i problemi, invece, dopo i proclami, sono rimasti. Come sempre.
«Ci sono ancora nuclei familiari da seguire, tante cose da fare. E io vado. Per non parlare delle aziende agricole in difficoltà a causa del terremoto. Aiutatemi ad aiutare: in questo caso c’è una azienda agricola che ha urgente bisogno di vendere i suoi vitelli. Chi fosse interessato può direttamente rivolgersi a me, contattarmi al cellulare, 389 896 3768».
Ogni fine settimana, dall’ottobre scorso, Selena è in viaggio. Sostegno alle famiglie, serate di beneficenza, un aiuto a tutto tondo.
«È stata una chiamata nei primi giorni del dopo sisma a farmi imboccare la strada – ricorda -, servivano delle ciabatte. Ho messo un post su Facebook e da lì ho iniziato. Successivamente, dopo la consegna, ho portato beni di prima necessità al Coc – Centro operativo comunale – di San Severino Marche, avevo l’auto stracolma».
Poi a Fiastra e «a Serrapetrona, dove mi sono recata sino a febbraio. Lì, nella bocciofila, erano ospitate 55 persone quando sono arrivata. Anche in questo caso con generi di prima necessità e abbigliamento. Non facevo altro che postare su Facebook quello di cui c’era bisogno e la gente mi portava a casa tutto il materiale che poi avrei consegnato».
Lei stipava la sua auto e via. E anche adesso, il sabato, parte.
«In questo periodo seguo Pievebovigliana, Cupi, frazione di Visso, Fiordimonte, Muccia».
Con la sua manifestazione del “Dream Day” anche momenti di beneficenza come in occasione di “Jesi Summer Games“, la cui sesta edizione è andata in scena dal 20 giugno al primo luglio scorsi.
«In quella occasione abbiamo organizzato una partita di calcio tra assessori e allevatori, molti terremotati sono venuti a Jesi ed è stata davvero un’esperienza da ricordare. In questa circostanza con la raccolta fondi siamo riusciti a dare diversi soldi a una famiglia di allevatori per la ricostruzione di una stalla e stiamo aiutando anche altre famiglie. Diversi, comunque, gli eventi ai quali partecipo sempre con la stessa finalità, quella di raccogliere fondi». L’ultimo proprio la settimana scorsa, a San Severino Marche, in favore della ricostruzione delle scuole.
E, allora, sabato dove si va?
«Sono a Monte Cavallo per consegnare pasta. Ma sono tante le cose portate anche attraverso l’associazione “Dream Day”. Per scelta, dove serve si acquista: ho consegnato un frigorifero, una lavatrice, un forno, mobili per la casa. In questi giorni mi è arrivata una donazione da una coppia che si sposerà domenica prossima. Invece di spendere per le bomboniere hanno preferito convogliare quei soldi al “Dream Day” in favore dei terremotati. E saranno aiutate tre famiglie: a una verrà pagata una fattura relativa ai lavori per la stalla, alle altre due, che non hanno più casa né conto corrente, porterò direttamente il denaro».
E se lo spenderanno come vogliono?
«Sì, perché per me è importante che si possa fare in modo di riportare anche un pò di normalità, come il gusto di andare a fare la spesa e scegliere cosa comprare».
La situazione delle zone nelle quali ti rechi com’è adesso, a distanza di quasi un anno?
«Io vivo con i terremotati praticamente tutte le settimane, sto con loro anche nei container, nelle tende, nelle roulotte. Mangio lì, aiuto a pulire le stalle. Non è cambiato niente. Chi più, chi meno, è riuscito a sistemarsi ma in modo autonomo, si sono arrangiati, insomma. Due settimane fa ho portato alcune cose a una famiglia e mi hanno chiesto quanto avrebbero dovuto pagare per averle. Ciò significa che non hanno mai visto nessuno. Ci sono nuclei familiari che gli aiuti non sanno cosa siano, mai visti».
Cosa significa questa esperienza per te?
«Mi ha cambiato la vita. L’esperienza più bella e più forte che potessi fare. Mi ha insegnato a dare più valore all’umanità nei confronti della materialità. Perché ti accorgi che basta un attimo e non hai più niente. Ma una rosa più nascere anche tra le macerie…».