ANCONA – La proposta della Giunta Regionale che definisce i nuovi requisiti di funzionamento (autorizzazione) dei servizi diurni e residenziali sta per arrivare all’attenzione della IV Commissione Consiliare, che è chiamata ad esprimere un parere.
Sulla proposta della Giunta arriva il fermo dissenso del Gruppo Solidarietà di Moie, che dal 1979 si occupa di queste tematiche. si tratta della definizione dei requisiti di autorizzazione e accreditamento dei servizi diurni e residenziali sociali, sociosanitari e sanitari, rivolti, tra gli altri, a persone con disabilità e disturbi mentali, anziani non autosufficienti, soggetti con demenza. «Si tratta di previsioni che mantengono e rafforzano modelli di istituzionalizzazione – denuncia il Grusol – Su alcuni aspetti fondamentali come spazi dei servizi, numero di letti per camera, possibilità di accorpare all’interno della stessa struttura anche centinaia di persone, i nuovi requisiti non modificano le norme preesistenti e dunque permettono il mantenimento di requisiti fissati nei primi anni 2000».
Nello specifico secondo il Grusol, «si permette il mantenimento di camere a quattro letti per oltre il 65% dell’offerta (circa 600 persone) residenziale rivolta alle persone con disabilità; per la totalità dell’offerta nell’area della salute mentale (circa 650 posti), per il 50% dei posti di residenza sanitaria assistenziale per anziani. Sul tema degli accorpamenti l’offerta già attiva (per circa 16.000 utenti) non avrà limiti alla possibilità che all’interno dello stesso edificio possano essere ospitate centinaia di persone. Si tratta di importantissimi requisiti di qualità in servizi nei quali le persone possono vivere per molti decenni. E’ giusto e dignitoso che una persona possa vivere per così tanti anni in una camera a 4 letti?». Il Gruppo ribadisce la richiesta che anche per i servizi preesistenti, valgano i requisiti di quelli di nuova realizzazione: di mantenere comunità di massimo dieci persone inserite nei normali contesti abitativi senza possibilità di accorpamento.
Nei mesi scorsi il Gruppo Solidarietà aveva promosso appello (a cui hanno aderito 20 organizzazioni del terzo settore, oltre 380 persone, tra le quali, molti operatori, familiari, volontari) nel quale si chiede che vengano salvaguardati, sostenuti, potenziati i servizi di piccole dimensioni inseriti nei normali contesti abitativi (leggi l’articolo). Servizi centrati sulle persone e sulle loro esigenze: «Luoghi di vita, condizione per essere anche luoghi “di cura”. Servizi che promuovano inclusione e quindi de-istituzionalizzazione. Quello che sta proponendo la giunta regionale è quanto di più lontano dai contenuti dell’appello».