MAIOLATI SPONTINI – Il Gruppo Solidarietà di Moie, realtà impegnata nel mondo del sociale dagli anni sessanta, esprime preoccupazione per la nuova proposta di definizione dei requisiti del funzionamento delle strutture diurne e residenziali sanitarie e sociosanitarie riguardanti le aree disabilità, salute mentale, dipendenze, minori.
Nei giorni scorsi la giunta regionale (Dgr 1718 del 17.12.2018) ha inviato alla Commissione Consiliare competente, per il parere la nuova proposta che va ad abrogare la precedente del maggio 2018. «L’aspetto più grave e preoccupante – spiega il Grusol – riguarda la disposizione che tutte le strutture attive o in via di
realizzazione potranno mantenere fondamentali requisiti strutturali secondo le disposizioni della precedente normativa». Il punto, secondo la realtà locale che già in passato aveva espresso criticità (leggi l’articolo), è che alcuni di questi aspetti non erano normati precedentemente: «Ad esempio si permette il mantenimento di camere a quattro letti per oltre il 65% dell’offerta (circa 600 persone) residenziale rivolta alle persone con disabilità; per la totalità dell’offerta nell’area della salute mentale (circa 650 posti), per il 50% dei posti di residenza sanitaria assistenziale per anziani. Sul tema del numero di utenti per struttura l’offerta già attiva non avrà limiti alla possibilità che all’interno dello stesso
edificio possano essere ospitate centinaia di persone».
La scelta regionale sarebbe dunque quella di promuovere e sviluppare strutture di grandi dimensioni «invece di incoraggiare la creazione di piccole comunità inserite nei normali contesti di vita delle persone. Una scelta che privilegia grandi contenitori per grandi gestori (con imponenti capacità economiche) a danno di piccole esperienze sviluppate nei territori – continua il Grusol -. Se la delibera verrà approvata senza modifiche, essa segna la fine delle esperienze delle piccole comunità nell’area disabilità e salute mentale. Un ritorno al passato». Secondo il Gruppo solidarietà c’è anche altro: «La proposta si caratterizza anche per altri aspetti negativi a partire dalle modalità di valutazione e accesso ai servizi, rimandando per la definizione dell’appropriatezza degli interventi l’adozione di idonei strumenti di valutazione».
Nei mesi scorsi il Gruppo Solidarietà aveva promosso un appello (leggi l’articolo) cui hanno aderito numerose organizzazioni e oltre 380 persone, tra le quali, molti operatori, familiari e volontari. In esso si chiedeva che venissero salvaguardati, sostenuti, potenziati i servizi di piccole dimensioni inseriti nei normali contesti abitativi: «Servizi centrati sulle persone e sulle loro esigenze. Luoghi di vita, condizione per essere anche luoghi “di cura”. Servizi che promuovano inclusione e quindi de-istituzionalizzazione. La proposta della giunta regionale è quanto di più lontano dai contenuti dell’appello».