JESI – Nuovo brillante appuntamento al Centro Studi Libertari “Fabbri” di Jesi, in via Pastrengo (angolo Corso Matteotti) con la storia di Jesi, degli operai e delle operaie, del ’68 nelle Marche.
Bugari da dove trae spunto il titolo del romanzo?
«‘E Riavulille sono i diavoletti che nella smorfia napoletana sono il 77, l’anno di questo racconto tra immaginazione e documenti integrati da ricordi – spiega l’autore – Il romanzo inizia con una conferenza di produzione sulla Sima nei primi di gennaio e termina con una festa di capodanno. Alle persone reali, però, ho sostituito dei personaggi immaginari, sei giovani che vivono le loro storie sullo sfondo delle vicende vere di una città di provincia, tra gli operai della fabbrica. I veri volantini ciclostilati di allora sono citati come in un saggio storico».
«Per queste storie faccio appello ai miei ricordi personali. Non mancano sullo sfondo, come un’eco che non passa inosservata, alcuni eventi nazionali di quell’anno così denso. Le persone reali, però, non sono del tutto assenti, compaiono qua e là attraverso gli occhi dei personaggi, che le evocano o le chiamano quasi a testimonianza. Può quindi accadere che le loro vicende s’intreccino, subendone un reciproco effetto, diventando i personaggi un po’ meno inventati e le persone reali anche un po’ immaginate. Mi perdonino entrambe, per queste distorsioni dello sguardo che ho voluto introdurre, convinto del loro aiuto per focalizzare meglio queste storie che sono nostre».