JESI – «La prima cosa che voglio dire, a proposito del fatto che ho portato a termine il mio Cammino di Santiago, è che non ho fatto nulla di eccezionale. Le emozioni sono personali, non si possono trasmettere così come le viviamo, ma ho comunque cercato di condividerle per far innamorare gli altri di questo millenario percorso».
Andrea Esposto è rientrato a Jesi con 799 chilometri in più sotto i piedi, come certificato dalla Compostela, questa sorta di diploma del pellegrino. E con la conchiglia simbolo del Cammino.
«Ogni anno – sottolinea ancora Andrea – sono tantissimi i pellegrini, di ogni età e da ogni parte del mondo, che affrontano il Cammino. Tutti, con i propri tempi, possono affrontare questo viaggio. Ho incontrato persone in carrozzina, altri a piedi scalzi sul sentiero di ciottoli verso Santiago e altri con disabilità proseguire sino alla fine del mondo.
Il Cammino regala ad ogni persona emozioni diverse ed indescrivibili e non è difficile scorgere una luce particolare negli occhi di chi prova a spiegarlo. Spero di aver in qualche modo trasmesso a qualcuno il desiderio di affrontare questa magica avventura. Il cammino inizia ora».
Andrea era partito, per il Cammino francese, il 2 maggio da Saint Jean Pied de Port ed esattamente un mese dopo è arrivato davanti alla cattedrale di Santiago di Compostela, alle 11.00 circa di venerdì 2 giugno, e lì ha trascorso l’intera giornata.
«Non avendo il tempo necessario per prolungare a piedi i 30 chilometri sino a Finisterre, il giorno dopo abbiamo preso un’auto a noleggio, io e i tre amici italiani – Rosario, Nadia e Loretta – incontrati nell’ultimo tratto di 100 chilometri. Diciamo che, a quel punto, siamo entrati in “modalità turisti“. Abbiamo provato timidamente l’acqua dell’oceano Atlantico, freddissima, mettendo a bagno soltanto i piedi. Due giorni di sosta, comunque, con tappa anche a Muxia – altri 30 chilometri – e poi il rientro a Santiago».
Dove il 5 giugno c’è stato l’incontro con i compagni di strada del primo tratto, Veronica, Andrea, Daniele e Nicola.
«Un ricordo particolare lo serbo per Mattia, insieme al quale ho percorso quasi l’intero Cammino, praticamente dalla terza tappa di Pamplona. Lui ha sofferto di tendinite per tutto il tragitto, ha stretto i denti per andare avanti. Se lo è meritato veramente l’arrivo, più di tutti noi».
Quindi l’imbarco aereo a Vigo la mattina del 7 giugno con arrivo a Bergamo verso mezzogiorno, treno da Milano Centrale e alle 21.00 di nuovo a Jesi.
«Alla stazione c’era mia figlia Giulia ad attendermi, accompagnata da mio fratello Daniele. Il primo abbraccio è stato con lei».
«Se lo rifarei? Certamente, senza starci a pensare più di tanto. Se potessi sarei in viaggio già da domani“.
Un domani che verrà l’anno prossimo, però, perché «dopo quello francese, il mio nuovo Cammino sarà quello portoghese».