Jesi-Fabriano

Lo smart working non protegge i dati della PA e delle aziende. Cosa fare

Mauro Cantarini, assicuratore: «Le linee private sono certamente più a rischio e meno protette rispetto a quelle in uso nei Comuni e nelle aziende, quindi il rischio di furto di dati sensibili è possibile». I consigli

Mauro Cantarini
Mauro Cantarini

ANCONA – Lo smart working in epoca di recrudescenza della pandemia è la soluzione adottata da moltissime amministrazioni pubbliche, a partire dal Comune di Ancona, per limitare i contagi e tutelare i dipendenti. Tuttavia, sotto l’aspetto assicurativo, la nuova modalità di lavoro solleva una serie di criticità.

«Le linee private sono certamente più a rischio e meno protette rispetto a quelle in uso nei Comuni e nelle aziende», osserva Mauro Cantarini dell’Agenzia Vittoria di Jesi, «quindi il rischio di furto di dati sensibili è possibile». Il rischio si estende in questo caso anche a tutti i dati del dipendente e della propria famiglia come profili social, conto corrente, foto, video…

«Inoltre andrebbe normato l’uso di strumenti propri a casa per fini lavorativi come la stessa linea dati, il pc, le stampanti, in assenza dell’affidamento di strumenti da parte della parte del datore di lavoro» insiste Cantarini, che apre anche il fronte della tutela personale.

«La responsabilità in tempo di smart working, nel caso di eventuali infortuni e anche di contagio da Covid-19, che è equiparato al lavoro in presenza, apre una discussione sostanzialmente sottovalutata ma certamente complessa che riguarda i protocolli adottati, i documenti di valutazione dei rischi, la privacy ecc.».

Da parte di un assicuratore esperto ecco il consiglio. «Al cittadino-lavoratore – dice Mauro Cantarini – il consiglio è di stipulare una copertura di cyber risk estesa a tutta la famiglia per tutelare i propri dati e il proprio patrimonio, unitamente alla polizza di tutela legale per difendersi da richieste economiche avanzate da terzi e che richiede un investimento di poche decine di euro l’anno. All’ente pubblico e all’azienda, in base alle specifiche esigenze, occorre valutare con attenzione anche la tipologia di servizi che il dipendente eroga in modalità smart working e poi studiare la copertura adatta».