JESI – La Regione attacca, le donne rispondono. Le dichiarazioni degli assessori Saltamartini e Latini sull’intenzione di potenziare i consultori e di contrarietà all’aborto hanno profondamente indignato e sollevato contestazioni un po’ ovunque. Anche a Jesi, come in molte altre città delle Marche, stamattina donne di diverse età, estrazione sociale, appartenenti a collettivi e associazioni, sono scese in strada per un flash mob di protesta che contemporaneamente si è svolto in Ancona, Jesi, Macerata, Civitanova Marche, Fabriano e in altre città della Regione. Striscioni portati in corteo a Jesi davanti alla sede della Asur di via Gallodoro per dire che «le donne non arretrano di un passo ma anzi, marciano sempre avanti per i loro diritti».
«Siamo scese in strada per manifestare la nostra rabbia e la nostra indignazione nei confronti delle posizioni espresse dalla giunta regionale – spiega Irene Rossetti – non faremo un passo indietro rispetto ai nostri diritti, messi ancora una volta in discussione. Questa volta è il turno della giunta regionale che, composta quasi interamente da uomini, ha intenzione di rivedere le linee guida che regolano la somministrazione della pillola abortiva ru486, da agosto disponibile anche nei consultori e in day hospital. Questo attacco si va ad aggiungere ad una situazione già gravemente compromessa in quanto l’aborto sicuro in troppi territori italiani non è ancora garantito, a causa del mancato rispetto della legge 194. Pericolose, sessiste e razziste sono dunque le dichiarazioni di Saltamartini e della Latini, ma non sono passate inosservate. Non faremo un passo indietro. La Regione attacca, le donne rispondono: questa è solo la prima azione per far sentire la nostra voce».
«Questa è guerra – dice anche Loredana Galano – le donne marchigiane tornano a mobilitarsi a tutela del proprio diritto ad autodeterminarsi. Le parole, irricevibili, dell’assessora Latini hanno evidenziato qualcosa che a noi era già molto chiaro: il corpo delle donne continua ad essere terreno di propaganda e di cattive narrazioni, a scapito del nostro diritto di scelta, come capacità di decidere di sé e come tutela della nostra salute, sessuale e riproduttiva. Ci piacerebbe poter dire all’assessora che i consultori non si toccano, che l’aborto farmacologico deve essere garantito (soprattutto in un momento pandemico), che questa giunta regionale sta cercando di demolire le virtuose esperienze consultorie e ambulatoriali marchigiane. La verità è che i consultori marchigiani sono strutture cannibalizzate da un’obiezione di coscienza massiccia e consolidata, che va dall’80% del maceratese al 100% del fermano. La somministrazione della pillola abortiva RU 486 non ha mai davvero preso piede (solo il 6% delle interruzioni di gravidanza, nelle Marche, avviene con metodo farmacologico, fanalino di coda di un dato nazionale già deprimente, il 21%) e a Macerata, di fatto, non viene somministrata, né nei consultori né altrove. La responsabilità qui è duplice: la giunta Acquaroli, nelle parole e nella persona dell’assessora Latini, ha travalicato un confine che pensavamo non fosse travalicabile. Nessuna interferenza dello Stato nel rapporto delle donne con il proprio corpo. I consultori devono essere a tutela delle donne, della loro salute sessuale e riproduttiva, attraverso le buone pratiche di educazione, contraccezione, possibilità di decidere quando essere madri e di compiere scelte informate e consapevoli – conclude Loredana Galano – questa è guerra».
«Stiamo costruendo una rete di donne nella Regione Marche che si oppone alle dichiarazioni del Governo Acquaroli e che oggi manifestano in più città (Ancona, Jesi, Fano, San Benedetto del Tronto, Arquata del Tronto, Civitanova Marche, Chiaravalle…). La Regione con i suoi assessori Latini e Saltamartini – spiega anche Rossana Montecchiani – ha annunciato di voler rivedere il piano socio-sanitario nelle parti riguardanti la legge 194, consultori e centri antiviolenza. Le dichiarazioni dell’assessore alla sanità e delle pari opportunità lasciano presagire un forte arretramento sulle politiche socio sanitarie e a contrasto della violenza. L’attacco all’aborto e ai diritti delle donne – conclude – temiamo che sia il terreno privilegiato su cui si intende operare una saldatura tra la destra al Governo della Regione e i movimenti per la vita. A chi tenta di eliminare il nostro diritto di scelta, la nostra autodeterminazione, la nostra libertà di corpi pensanti, iniziamo a far sentire la nostra voce».