JESI – La Soprintendenza ferma i lavori di recupero dell’ex convento Giuseppine, per la parte che coinvolge la chiesa di San Nicolò – in particolare il muro che appoggia alla navata destra – dove nei giorni scorsi sarebbero state rilevate infiltrazioni d’acqua.
«I Carmelitani del Santuario delle Grazie, proprietari della chiesa di San Nicolò – comunicano in una nota – hanno ricevuto un sopralluogo da parte della Soprintendenza Archeologica Belle Arti per esaminare e controllare i lavori edilizi di ristrutturazione che interessano una navata della chiesa. In seguito al sopralluogo, avvenuto il 30 maggio, la Soprintendenza ha sospeso i lavori nella parte che interessa la chiesa, chiedendo una integrazione della documentazione già prodotta». Proseguono: « I Carmelitani sentono di dover far conoscere questi eventi perché ritengono di dover tutelare in ogni modo la chiesa monumentale di San Nicolò. Si ringraziano tutti gli jesini che si sono attivati in maniera continua per la migliore conservazione del monumento. Un ringraziamento agli avvocati Marcello e Francesca Pentericci per la valida e disinteressata collaborazione professionale».
Alle ex Giuseppine si stanno realizzando residenze private e, al piano terra, la struttura pubblica per disabili legata all’eredità Cesarini. Al centro dell’attenzione in particolare la parte muraria dell’ex convento appoggiata alla navata: si tratta del muro delle Giuseppine che, sulla destra di San Nicolò per chi guarda la facciata, è stato in parte abbattuto ma di cui più voci – Italia Nostra, Archeoclub, l’ex direttore del Pergolesi Franco Cecchini, gli ex sindaci Vittorio Massaccesi e Gabriele Fava – hanno reclamato la completa demolizione. Così da liberare il passaggio intorno alla chiesa, consentendo reale piena visione delle sue absidi. Il progetto attuale non lo prevede.
Sul punto, interviene il Comune: «L’Amministrazione comunale prende atto con piena soddisfazione della decisione della Soprintendenza di sospendere i lavori alle ex Giuseppine, limitatamente alla parte annessa alla chiesa di San Nicolò, in attesa di ulteriori approfondimenti. È quanto era stato auspicato dal sindaco lo scorso aprile quando si era recato in Soprintendenza proprio per capire come meglio valorizzare absidi e navata della chiesa e se era possibile modificare, ovviamente trovando un accordo con il privato, le decisioni della stessa Soprintendenza che invece aveva autorizzato l’intervento di recupero così come presentato. In tale sede il nuovo Soprintendente aveva accolto l’invito ad un sopralluogo degli uffici per verificare la situazione, sopralluogo compiuto con gli effetti sperati».
Ancora, «la scelta effettuata a suo tempo dalla Soprintendenza, come noto, non era stata condivisa dall’Amministrazione comunale che aveva sempre lavorato affinché fosse raggiunto il giusto compromesso tra il diritto di chi effettuava i lavori di recupero e le aspettative di cittadini e associazioni culturali circa la salvaguardia di una delle chiese più antiche della città. etto che tale provvedimento non inficia minimamente nella parte che il Comune acquisterà con il fondo Cesarini per la realizzazione di una casa protetta per persone con disabilità, si attendono con fiducia gli ulteriori pronunciamenti per giungere ad una positiva soluzione che dovrà scaturire anche con il necessario accordo con il privato che sta effettuando la riqualificazione».
Nell’aprile scorso, l’amministrazione aveva spiegato: «L’intervento, secondo la Soprintendenza, consente il recupero di un edificio in abbandono da decenni, la tutela di San Nicolò e la piena valorizzazione esterna della chiesa che, grazie al nuovo accesso alla corte-piazza interna ora pubblica, permette la visuale delle absidi oggi coperte». Al “retro” della chiesa si accederà dal portone, pubblico, dell’immobile su piazza Pergolesi e, dall’altro lato, dal corridoio ricavato fra San Nicolò e muro ex Giuseppine superstite. Per chi resta critico, come Massaccesi: «Solo uno stretto passaggio per vedere con difficoltà l’esterno dell’abside. Per mancanza di volontà politica, persa un’occasione unica per il recupero integrale di San Nicolò, imprigionata per altri cento anni». Ma per Comune e Soprintendente di più e diversamente non era possibile fare. «La soluzione – diceva il primo in aprile – è attuata secondo indicazioni della Soprintendenza a cui il Comune ha cercato in più occasioni di opporsi, anche con sopralluoghi congiunti diretti, preferendo l’abbattimento completo della struttura appoggiata alla navata. Scelta che non è stata però accolta».