JESI – Cinque anni di studio per indagare le specie botaniche delle forre marchigiane. È nato, dopo una lunga gestazione, il libro “Flora delle forre marchigiane. Giuda al riconoscimento e all’identificazione delle specie più diffuse“, un lavoro dello jesino Giovanni Santoni insieme a Simone Cerioni, la cuprense Roberta Dottori, Fabrizio Torcoletti e Sabrina Torcoletti.
Finanziato dalla Regione Marche con il patrocinio del Cai di Jesi, ed i sostegno del gruppo speleologico jesino, questo album fotografico raccoglie e racconta le piante che hanno trovato rifugio nelle gole profonde delle montagne, le forre appunto. «Il progetto è nato nel 2007 – racconta Giovanni Santoni, laureato in scienze naturali all’Università degli Studi di Camerino – Il lavoro è stato il frutto di più persone che praticavano torrentismo e avevano esperienza di botanica. Abbiamo indagato due forre per ogni provincia della Regione: tra le più belle c’è sicuramente la forra di Fosso La Foce a Casali di Ussita. Per la provincia di Ancona la forra di San Sebastiano nella Gola di Frasassi».
Una guida alla flora delle forre ma in questo libro c’è anche un messaggio: «Il libro vuole divulgare la cultura botanica e sensibilizzare quelle persone che amano la montagna e la frequentano». Per realizzare la guida nessuna pianta è stata strappata dal suo ambiente: «Abbiamo fatto delle fotografie e proceduto all’identificazione delle piante grazie al Centro di Ricerche Floristiche dell’appennino in Abruzzo, dove ho lavorato per tre anni. Per queste piante le forre sono delle zone di rifugio: abbiamo trovato specie che in passato abitavano le zone più alte delle montagne che si sono rifugiate nelle forre, quindi in zone inaccessibili all’umo se non si è dotati di attrezzatura. Per via dei pascoli queste piante hanno dovuto cercare un altro luogo dove vivere, ed ecco che le forre sono diventate il loro nuovo ambiente».
«Oltre alla catalogazione delle piante raccontiamo anche la nostra esperienza – continua Giovanni Santoni – Tre anni di studio sul posto e di riconoscimento, e due anni di stesura del libro. E’ stato un grande lavoro, impegnativo ma sicuramente unico». Questo è il tuo primo libro, quali progetti hai per il futuro? «Mi piacerebbe ampliare questo volume, magari utilizzando foto ad alta definizione e sto cercando dei corsi per imparare le tecniche della macrofotografia». Le copie del libro sono andate a ruba, ne sono rimaste alcune al Cai di Sant’Apollinare, nel Comune di Monte Roberto.