JESI – «Una fiaba che ci porta in un altro mondo. E che apre alla possibilità di pensare al futuro e di proiettarsi oltre le difficoltà attraverso l’arte, il bello, l’ascolto della musica». Così Cristian Carrara, Direttore Artistico della Fondazione Pergolesi Spontini, nel presentare, la sera del 31 agosto alle ore 21 al Teatro Pergolesi di Jesi, la prima mondiale della versione italiana di “Aucassin e Nicolette” di Mario Castelnuovo-Tedesco. Inizia con questa rappresentazione il XIX Festival Pergolesi Spontini, rassegna internazionale che fino 29 settembre, sul tema “Futuro. Infinito”, avrà in programma 28 eventi in 10 location, 2 prime mondiali, 2 co-produzioni, 3 nuove commissioni, 5 eventi per tutta la famiglia, 150 artisti coinvolti, spaziando tra i generi. «Traguardo straordinario per una comunità come la nostra essere protagonisti di appuntamenti come questi- le parole del sindaco di Jesi, e presidente della Fondazione Pergolesi Spontini, Massimo Bacci- il Festival mira a legare sempre di più il territorio e il lavoro della Fondazione». A salutare il via al Festival ci sono l’assessore alla cultura Luca Butini, l’amministratrice delegata della Fondazione Lucia Chiatti e Roberto Gabrielli per la sostenitrice Ubi Banca.
Ospite d’onore della serata inaugurale sarà, al Pergolesi, Diana Castelnuovo-Tedesco, nipote del compositore di “Aucassin e Nicolette”, che arriverà per questo da New York. «Mario Castelnuovo Tedesco- dice la nipote- era un uomo paziente e questa sua opera è, per molti aspetti, un emblema di questa pazienza. Il fatto che sia trascorso così tanto tempo dalla sua rappresentazione non avrebbe turbato mio nonno. Scrisse le sue opere per l’eternità, nella convinzione che per ciascuna di esse sarebbe arrivato il momento giusto». L’autore, che una prima volta aveva pensato e poi rinunciato a musicare questa vicenda nel 1919, scrisse l’opera nel 1938, pochi mesi prima della sua partenza per gli Stati Uniti a seguito delle leggi razziali. “Aucassin e Nicolette” fu messa in scena, nella versione originale in francese, per la prima volta solamente nel 1952 al teatro del Maggio Fiorentino. Oggi il Festival Pergolesi Spontini, diretto da Cristian Carrara, contribuisce alla riscoperta. «Una sfida- dichiarano all’unisono il direttore Flavio Emilio Scogna sul podio del Time Machine Ensemble, il regista Paul-Émile Fourny e lo scenografo Benito Leonori– lavorare a qualcosa che nessuno ha mai ascoltato prima e di cui non si conosce altra versione».
“Aucassin et Nicolette” di Mario Castelnuovo Tedesco (Firenze 1895- Beverly Hills 1968) è una «cantafavola del XII secolo per una voce, qualche strumento e qualche marionetta». Protagoniste le voci dei soprani Chiara Ersilia Trapani e Evgenia Chislova e del mezzosoprano Martina Rinaldi. Alle luci il lavoro di Ludovico Gobbi. L’opera è in coproduzione con Opéra-Théâtre de Metz Métropole, dove andrà in scena nel 2021.
«Si tratta di un’antica chante-fable francese risalente al secolo XII: narra dell’amore tra due adolescenti che, superando ostacoli e traversie, giungono – diversamente dai loro celeberrimi coetanei shakespeariani – a un lieto fine della loro storia. Mario, nel momento in cui la sua vita stava drammaticamente svoltando verso l’ignoto, si immerse in quella che immaginò come una rievocazione del mondo dei trovatori e dei giullari, ma che in realtà fu la sua creazione di un mondo fuori dal tempo (specialmente da quel tempo) e anche ai margini del consorzio umano: concepì infatti Aucassin et Nicolette come un racconto cantato e narrato da una sola voce (un mezzosoprano) e animato da un teatrino di marionette, creature infantili anche quando rappresentano personaggi adulti e, nella loro gestualità stilizzata, in qualche modo aliene. Ne sortì un piccolo capolavoro – certamente uno dei vertici della sua opera: l’orchestra vi è pressoché miniaturizzata e tutto il clima è pervaso da una delicatissima poesia musicale. Prima di vivere la sua lunga esperienza di esule da Firenze e dall’Italia, Castelnuovo-Tedesco volle vivere – sebbene brevemente – come esule dal mondo e come appartenente a un altro regno, del quale la tenera chante-fable fu metafora sonora». (da: Angelo Gilardino, Mario Castelnuovo-Tedesco. Un fiorentino a Beverly Hills, Edizioni Curci).
Spiega il regista Paul-Émile Fourny: «È una storia musicale romantica a lieto fine. In scena, sarà un allestimento molto particolare, con la presenza di due bimbe, Caterina e Benedetta, attrici attorno ai musicisti che non saranno in buca ma in palcoscenico. Sarà teatro di ombre, con veli, trasparenze e videoproiezioni».
Il Festival prosegue domenica 1 settembre con un doppio evento, sempre a Jesi. Dalle 17 alle ore 20 ai Musei Civici di Palazzo Pianetti l’appuntamento è con “Pianetti experience”, suggestivo percorso musicale dal ‘500 all’800, con i solisti della Scuola Musicale G.B. Pergolesi di Jesi e light design a cura degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Alle 21 al Teatro Pergolesi, l’affiatato duo Francesca Dego al violino e Francesca Leonardi al pianoforte – tra le migliori interpreti della loro generazione – si esibisce in un programma dedicato al repertorio del ‘900, un omaggio alla cosiddetta “generazione dell’ottanta”: la Ballade per violino e pianoforte di Castelnuovo-Tedesco, la Sonata in si minore di Respighi e la Suite Italienne di Stravinsky.