JESI – Cinquanta, sino ad ora, posti messi a disposizione da diverse società e realtà cittadine per l’attività sportiva gratuita, comprensiva della fornitura di materiali e attrezzature necessarie, di minori di famiglie in condizioni di povertà o di disagio. E quarantadue, per il momento, le domande pervenute da parte di giovani e giovanissimi aspiranti atleti e atlete che potranno coronare il loro sogno: fare sport anche se purtroppo la situazione economica o familiare non lo permetterebbe. È il risultato che si propone il progetto “Sport solidale”, reso possibile dalla disponibilità delle società sportive aderenti e dalla collaborazione che vede coinvolti Comune di Jesi, Azienda Servizi alla Persona, Consulta dello Sport.
Attenzione: in ballo non c’è alcuna erogazione di risorse pubbliche. Se non il lavoro che il personale dell’Asp, come per ogni altro servizio, effettuerà per valutare l’effettiva condizione di disagio socio- economico del nucleo familiare richiedente e nell’ambito dell’unità che si incaricherà di orientare il minore (il progetto si rivolge a soggetti, italiani o stranieri, di età compresa tra i 5 e i 18 anni) verso l’attività sportiva che più gli può essere utile o congeniale. Ma nella sostanza della pratica sportiva gratuita offerta ai beneficiari, dato di base è che nessuno “coprirà” quote non pagate dalle famiglie e non incassate dalle società. Semplicemente sono queste ultime, mettendo a sistema ciò che molte peraltro già autonomamente facevano, a mettersi al servizio rendendo disponibili dei posti gratuiti, il numero dei quali verrà da ciascuna comunicato all’Asp.
«L’idea è nata da una situazione che mi si è presentata qualche mese fa- spiega l’assessora ai Servizi sociali Marialuisa Quaglieri– una delle due figlie di una famiglia in situazione di difficoltà mi disse, con tenerezza e grande determinazione, che avrebbe voluto fare scherma ma che i suoi non potevano permetterselo. Ho chiamato il Club Scherma Jesi che ha detto immediatamente sì. E ho scoperto in seguito che diverse società e associazioni sportive già si comportavano in questa maniera». Ne è nato un Protocollo “Progetto Sport solidale- Alleniamoci a crescere insieme”.
Obiettivi: «Promuovere il principio del diritto allo sport per tutti supportando le famiglie, seguite dal servizio sociale professionale che, per le difficili condizioni in cui versano, non potrebbero sostenere i costi dell’attività sportiva extrascolastica dei figli. Aumentare il numero dei minori appartenenti a famiglie seguite dal Servizio Sociale Professionale che frequentano un’attività sportiva. Orientare i ragazzi in carico al Servizio Sociale Professionale verso l’attività sportiva più adatta ai bisogni educativi e di socializzazione individuali».
Dice l’assessore allo Sport Ugo Coltorti: «Quello delle società sportive è un mondo fertile sul nostro territorio, che non ha mai posto barriere. Ciò che già esisteva ottiene adesso nuova linfa, è il primo passo per un salto di qualità culturale».
Spiegano per l’Asp il direttore Franco Pesaresi e la responsabile dell’unità operativa minori e famiglie Barbara Paolinelli: «Quando si parla di necessità si è abituati a pensare al “pane” ma per un giovanissimo può essere una necessità anche riuscire a praticare una attività sportiva. Abbiamo riscontrata una straordinaria disponibilità nel dare una organizzazione strutturale a un progetto originale e che contiamo di poter portare anche negli altri Comuni dell’Ambito. I beneficiari del progetto saranno individuati dal Servizio Sociale dell’Asp Ambito 9 tra le situazioni già conosciute dal servizio, per le quali la condizione di disagio socio-economico sia un impedimento alla pratica dell’attività sportiva».
Nel concreto, «L’assistente sociale referente del progetto comunicherà alle società il nominativo da avviare all’attività sportiva, in seguito alla valutazione dell’Unità valutativa multidisciplinare. Questa, composta dall’assistente sociale referente per il progetto, quella responsabile della presa in carico del minore o dell’intero nucleo familiare e da un membro della Consulta dello Sport, valuterà le richieste di inserimento e orienterà il minore verso una scelta dell’attività sportiva calibrata sulla base dei suoi bisogni educativi e di socializzazione e la disponibilità dello spazio».
Sottolinea Nicola Bisi, presidente della Consulta dello Sport: «Grazie alle società per questa opportunità, che permette di indirizzare al meglio le energie e di conseguire l’obiettivo di uno sport come diritto. È emozionante».