STAFFOLO – Una breve ed inesorabile malattia ha strappato Lucio Canestrari, 62 anni, fondatore della “Fattoria Coroncino”, all’amore della sua famiglia. Il mondo dell’enologia marchigiana è in lutto, sconvolta dalla notizia del decesso del grande produttore originario di Staffolo. Canestrari si è spento ieri mattina nella sua abitazione. La camera ardente è stata allestita alla Casa del Commiato di Bondoni (via dell’Industria a Castelplanio), l’ultimo addio, sabato 6 novembre, alle ore 15 nella chiesa di Sant’Egidio di Staffolo. Lascia la moglie Fiorella, i figli Gaia, Valerio e Fulvio, il genero Denton, la nuora Monica, le nipoti e il fratello Paolo. La famiglia ha promosso una raccolta fondi durante i funerali in favore della Lega del Filo d’oro di Osimo.
Cordoglio a Staffolo dove Canestrari e la sua famiglia sono particolarmente conosciuti. Un personaggio Lucio, figlio di genitori emigrati a Roma per lavoro, che dopo aver trascorso l’infanzia nella capitale ha deciso giovanissimo di tornare a Staffolo e dicarsi alla terra. Negli anni ’80 il padre decide di investire nella terra natìa, acquistando un terreno di un ettaro in contrada Coroncino dove sorge già un vigneto. Lucio estirpa il vigneto esistente per crearne un altro nuovo. Poi, con l’aiuto della moglie Fiorella De Nardo, di origine veneta, ampliano i terreni arrivando a tre ettari. Nel 1989 i primi vini imbottigliati per una produzione limitata che oggi si attesta in media sulle 45.000 bottiglie. E gli ettari di terreno coltivati a verdicchio bio sono ad oggi 13,5 con la tradizione vitivinicola tramandata al figlio Valerio. «Ricorderemo di Lucio la tempra e lo spirito – dice il sindaco Sauro Ragni – tanto che il suo motto «Ndo arivo metto ‘n segno» lo ha accompagnato sempre nelle scelte e nelle decisioni aziendali. Faceva quantità limitate di produzioni per valorizzare la qualità dei prodotti, si batteva per il suo territorio. È stato anche uno dei fondatori del Comitato per la valorizzazione del Verdicchio di Staffolo. Alla famiglia tutta la vicinanza della comunità».